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REGGIO CALABRIA – Viaggiava a bordo di un’auto blindata per proteggersi da eventuali attentati, dopo essere stato ferito gravemente in un agguato nel dicembre 2011, Giuseppe Brandimarte, ritenuto uno dei capi della banda dedita al traffico di cocaina attraverso il porto di Gioia Tauro, grazie a portuali infedeli, smantellata dai finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria e dello Scico di Roma con l’operazione “Puerto Liberado 2”. I finanzieri hanno arrestato oggi 15 persone – tre sono irreperibili – dieci delle quali erano già state sottoposte a fermo il 24 luglio scorso nella prima fase dell’operazione “Puerto Liberado” (LEGGI).
La droga giungeva dal Sud America in Italia, attraverso il porto di Gioia Tauro, grazie alla complicità di alcuni dipendenti portuali, alcuni dei quali arrestati. Secondo quanto si è appreso, tra gli arrestati figurano 13 persone sottoposte a fermo il 24 luglio scorso, più altre 5 che non erano state coinvolte nella prima operazione. In quella occasione erano stati sottoposti a fermo, tra gli altri, sei tra dipendenti ed ex dipendenti della società che opera sui moli del porto ed il rappresentante legale di una società di trasporti. I provvedimenti sono stati emessi dal Gip del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Direzione distrettuale antimafia.
I finanzieri hanno anche sequestrato beni per un valore di circa dieci milioni di euro. Le indagini patrimoniali hanno portato ad individuare dieci imprese, terreni, ville ed altri beni riconducibili agli arrestati o a loro familiari, risultati sproporzionati rispetto ai redditi dichiarati e, per questo, sottoposti a sequestro: si tratta di 14 auto, 25 fabbricati, tra cui tre ville con rifiniture di pregio, 33 terreni, 10 imprese operanti nel settore dei trasporti, materiale edili, prodotti medicali, sale giochi, agricoltura e allevamento, rapporti bancari, postali ed assicurativi.Tra gli altri beni ai quali sono stati messi i sigilli c’è la vettura blindata di Brandimarte. Nella villa di Alfonso Brandimarte, i finanzieri
hanno trovato un cunicolo occulto, predisposto, verosimilmente, per consentirgli di sottrarsi ad eventuali operazioni da parte delle forze dell’ordine. Di pregio anche la villa di un altro indagati, Antonio Femia, arredata con interni di lusso e una piscina con statue in pietra.
IL VIDEO: LA VILLA DI LUSSO CHE NASCONDEVA IL BUNKER
Dopo la convalida dei fermi e la dichiarazione di incompetenza dei gip di Reggio Calabria, Locri e Palmi, è stata emessa un’ordinanza di custodia cautelare per i 10 fermati e per altre cinque persone: Vincenzo Trimarchi, 45 anni, Giuseppe Galluccio (51), Carlo Moretti (49), Francesco Nirta (27) e Antonio Giovanni Staiti (50). Vincenzo Trimarchi, il «Merlo», dirigente della Mct, la società di gestione della banchina merci, era stato già arrestato in flagranza di reato il 6 ottobre 2011, mentre tentava di allontanarsi a bordo di un furgone con 560 chili di cocaina pura. L’uomo è accusato di essere coinvolto nella “società di servizi dei Fratelli Brandimarte”, Giuseppe ed
Alfonso, entrambi ex dipendenti del porto e fermati il 24 luglio con l’accusa di essere a capo dell’organizzazione.
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