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REGGIO CALABRIA – Calunnia aggravata dalle modalità mafiose nei confronti del caposervizio della redazione di Reggio Calabria del Quotidiano del Sud Michele Inserra. L’assessore alla legalità della provincia di Reggio Calabria e sindaco di San Procopio Eduardo Lamberti Castronuovo è indagato dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Per oltre un’ora e mezza stamattina, assistito dagli avvocati Nico d’Ascola e Marco Panella, è stato interrogato dal pm della Dda Alessandra Cerreti.
L’inchiesta riguarda lo scoop del giornalista sulla processione di San Procopio. «Più tardi diramerò un comunicato stampa – ha chiarito il sindaco a LaPresse – se non si chiarirà subito la vicenda io lascerò Reggio, chiudendo l’istituto di analisi cliniche, Reggio Tv e lasciando ogni carica. Aveva ragione Sciascia. Sciascia l’aveva previsto che, in assenza di un’adeguata cultura democratica, l’antimafia sarebbe diventata peggio della mafia, ragionando secondo la stessa logica di sopraffazione ma potendo servirsi dei poteri delle istituzioni». Per quanto riguarda il suo incontro con il magistrato ha aggiunto: «Non mi sono avvalso della facoltà di non rispondere. Non conosco né ho mai avuto alcun rapporto con alcuna cosca mafiosa né di San Procopio né di altri luoghi, come è noto a chiunque. Sul punto non mi è stata mossa alcuna contestazione».
LEGGI IL CASO DEL PRESUNTO INCHINO A SAN PROCOPIO
E’ stato Inserra a sollevare il caso San Procopio (e appena ieri quello di Rizziconi: LEGGI) rivelando come «l’8 luglio scorso, infatti, altre “anomalie religiose” sono state riscontrate nella festa patronale a San Procopio». Protagonista dell’accaduto era Grazia Violi, moglie di Nicola Alvaro, personaggio ritenuto legato da decenni alla ‘ndrangheta: «Durante la processione della statua del patrono San Procopio, a destare l’attenzione degli investigatori è stata una fermata di qualche minuto davanti all’abitazione di Grazia Violi, la moglie di Nicola Alvaro, 80 anni. Ad un certo punto la donna si avvicina e fa la sua offerta al santo patrono davanti ad autorità civili e religiose. Non è mancato l’imbarazzo visto il risalto mediatico che aveva avuto la domenica prima la processione di Oppido. Ma si è andato avanti come da programma. Se fosse una sosta “tradizionale” o una fermata “obbligata” saranno adesso gli accertamenti avviati dagli uomini dell’Arma a stabilirlo. L’obiettivo dello Stato e dalla diocesi di Oppido-Palmi è quello di fare chiarezza sui rapporti mafia-religione e interrompere usanze secolari. Nulla di penalmente rilevante sino ad oggi, pure perchè non si può correre il rischio di dare continuamente la caccia alle streghe. Ma agli investigatori non è sfuggito questo particolare e annotano» aveva scritto Inserra.
Una notizia che manderà Lamberti su tutte le furie. «Baggianate, una montatura» aveva detto (LEGGI). E poi aveva attaccato in maniera ingenerosa il giornalista attraverso siti internet e tv. Il sindaco aveva convocato persino un consiglio comunale straordinario sull’articolo di Inserra, al termine del quale era stato deliberato: “Pubbliche scuse del giornalista Inserra alla comunità di San Procopio”. Al giornalista erano stati dati tre giorni di tempo per le scuse, altrimenti si sarebbe proceduto ad una denuncia collettiva nei suoi confronti. Inserra non solo non chiederà mai scusa, ma confermerà, così come “Il Quotidiano”, quanto scritto nei suoi servizi. Sulla vicenda erano intervenuti a difesa del giornalista il Cdr del giornale e il segretario regionale del sindacato dei giornalisti, Carlo Parisi (LEGGI).
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