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Oggi è passato a trovarci in redazione Joseph Grima, da qualche mese direttore artistico di Matera 2019


Mi è piaciuto ascoltarlo ragionare di città. 

Non solo di Matera – che giustamente ha raccolto gran parte delle riflessioni e delle domande arrivate dal nostro open space – ma in generale di città, spazio e comunità. 

Grima è un architetto e immagina lo spazio, soprattutto quello urbano, in relazione alle persone che lo abitano, alla rete di cittadini che in quello spazio si deve sviluppare. 

 

«La città – dice – è un sistema complesso».  E per farlo crescere serve puntare su quel cumulo di idee che nasce dall’incrocio di esperienze. Serve metterle in relazione, serve saper costruire le connessioni.  

Serve, poi, portare tutto questo all’esterno.

La sua prospettiva ha a che fare anche con il saper guardare le cose. Perché, sì, ripete, c’è sempre quell’abitudine a narrare i luoghi all’esterno riproponendo vecchie tardizioni, identità più o meno conosciute, immagini ripetitive. «Il punto è non farne luoghi comuni, ma scavare a fondo, rendere tutto questo sorprendente».

In modo diverso, pensando a Potenza, me lo aveva spiegato anche Nicola, fotografo e autore del progetto potentino Urban Shots: «Guardo la città come fossi un viaggiatore», mi aveva detto. 

Il che significa scoprire ogni volta che «le città sono come sono, nell’impostazione urbanistica, nella memoria storica. Ma è la cittadinanza che ne determina la vivibilità, le opportunità, il benessere in generale».

 

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