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«CARO papà, per colpa mia hai dato la tua vita. Per paura e per vergogna, perché tuo figlio è un pentito». Lo scrive, in una lettera aperta pubblicata oggi sull’edizione cartacea del Quotidiano, Carmine Venturino, l’uomo che con le dichiarazioni rese agli inquirenti ha fatto rinvenire i resti di Lea Garofalo, la testimone di giustizia uccisa, bruciata e sepolta in un tombino nel novembre 2009 vicino Monza. 

Giuseppe Venturino, 59 anni, operaio forestale, è morto il 6 giugno all’ospedale di Crotone dove era stato portato lo scorso 24 maggio in seguito a un tentativo di suicidio per il quale ha riportato gravi conseguenze. Pare che fosse rimasto particolarmente turbato dopo aver visto, la sera prima, una trasmissione televisiva nel corso della quale è stata ricostruita la vicenda di Lea e sono stati mandati in onda alcuni passaggi della testimonianza del figlio che descriveva le modalità agghiaccianti con cui fu distrutto il cadavere, nel magazzino dell’orrore. 

«Mi hai aspettato in ospedale e appena sono arrivato te ne sei andato – scrive ora Carmine, sfogando il suo dolore – nonostante mi hai detto di non volermi più sentire al telefono quando hai saputo che ho collaborato. Nonostante vi siete fatti sempre negare e nonostante mi hai rinnegato io ti ho sempre portato nel mio cuore e ti porterò sempre con me. Spero che l’Italia sappia che buon uomo eri, onesto e umile. Tutti i pregi del mondo il Signore li aveva donati a te e ora che non ci sei più la mia vita non ha più un senso e spero di rivederti al più presto». Una lettera che si chiude con un ambiguo: «A presto, papà».

Nel febbraio 2013 insieme ad altri familiari, anche Giuseppe Venturino aveva inviato una lettera al Quotidiano con cui prese le distanze dalla scelta del figlio di collaborare con la giustizia. E Carmine Venturino rispose a «quella che una volta era la mia famiglia», come scrisse il pentito in un manoscritto inviato al nostro giornale, per precisare: «non sono un infame, perché non ho calunniato nessuno». Proprio in seguito alla collaborazione con la giustizia Carmine Venturino, nel maggio dello scorso anno, ha avuto ridotta a 27 anni di reclusione la pena dell’ergastolo inflittagli in primo grado. Prima delle rivelazioni gli inquirenti ritenevano che Lea Garofalo fosse stata sciolta nell’acido.

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