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POTENZA – Il diritto alla salute e a una «corretta informazione» è prevalente «rispetto alle esigenze di segretezza e buon funzionamento della pubblica amministrazione».

Lo ha stabilito il collegio del Tribunale di Potenza nelle motivazioni dell’assoluzione di Maurizio Bolognetti, segretario regionale dei Radicali lucani (assistito dall’avvocato Vincenzo Montagna), dall’accusa di rivelazione di segreto istruttorio.

L’oggetto della fuga di notizie, per cui la Procura aveva chiesto una condanna a 2 anni, erano i dati raccolti in un’informativa della polizia provinciale sullo stato delle acque della diga del Pertusillo, che ogni giorno alimentano le condotte di Acquedotto lucano in Basilicata e Puglia. 

Secondo il collegio composto da Aldo Gubitosi, Lucio Setola e Francesco Rossini è fuori discussione il fatto che il 7 gennaio del 2010 il tenente Giuseppe Di Bello abbia inviato a Bolognetti copia dell’informativa destinata alla procura della Repubblica di Potenza con la postilla: «Ti allego la sintesi della notizia di reato. Vedi tu a cosa può servirti. Un abbraccio».

Per questo a novembre Di Bello, candidato anche alle ultime amministrative nel capoluogo con la lista “Liberiamo la Basilicata”, è stato condannato in appello a 3 mesi di reclusione.

Ma «non essendoci la prova che Bolognetti abbia istigato o indotto il pubblico ufficiale a porre in essere la rivelazione» il suo ruolo sarebbe stato soltanto quello di trasmettere «alla stampa le notizie ricevute». Una condotta che non costituisce reato perché rappresenta l’esercizio di un diritto come è quello di cronaca.

«L’imputato, giornalista pubblicista, – spiegano i giudici – venuto in possesso di dati allarmanti sullo stato d’inquinamento delle acque di alcuni invasi lucani, pur afferenti a un’indagine in corso, ne rendeva pubblico il contenuto».

«Ove si consideri che queste acque sono destinate in parte anche al consumo umano, emerge con evidenza l’interesse pubblico alla divulgazione, essendo la salute, intesa anche come salubrità dell’ambiente “fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”».

Di qui la necessità di «adeguare» l’applicazione in concreto del codice allo spirito della Costituzione.

«Dall’informativa di reato di cui l’imputato è venuto a conoscenza, emergeva il superamento – rispetto ai parametri di legge consentiti – dei valori di: bario, manganese, coliformi totali, ammoniaca, rame, boro, coliformi fecali e streptococchi, cloruri e floruri. Si riportano altresì gli esiti delle analisi sulle acque in oggetto effettuate dalla Biosan snc per conto dell’imputato, nell’immediatezza dei fatti: “Il campione in relazione ai parametri esaminati, non rientra nei limiti (…) concernenti la qualità delle acque destinate a consumo umano. La presenza di enterococchi intestinali ed Escherichia coli è indice di contaminazione di origine fecale”».

Ecco perché i giudici hanno considerato prevalente il diritto di cronaca, visto «l’indubbio riflesso sociale» avuto dalla rivelazione della notizia «essendo il diritto alla salute e alla salubrità dell’ambiente, ove venga in rilievo un bene fondamentale come l’acqua, nonché quello alla corretta informazione»

Rispetto agli elementi disciolti nell’acqua dell’invaso del Pertusillo, che talvolta risultano aver superato i limiti consentiti per quella destinata al consumo umano, Acquedotto lucano ha sempre assicurato l’efficacia dei trattamenti di potabilizzazione che vengono effettuati, garantendo un’acqua senza rischi per gli utenti di Puglia e Basilicata.

l.amato@luedi.it

 

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