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POTENZA – Assolti entrambi, il potentino Giovanni Quaratino e il vietrese Vito Papa, «perché il fatto non sussiste». Anche se col beneficio del dubbio.
Lo ha deciso ieri sera il gup Tiziana Petrocelli respingendo le richieste di condanna avanzate dal pm Francesco Basentini: 7 anni per Quaratino e 4 per Papa. Richieste molto pesanti già al netto dello sconto di un terzo per la scelta del rito abbreviato.
Quaratino, considerato al vertice dell’omonimo clan Martorano-Quaratino e tuttora a processo per 416bis nell’ambito dell’inchiesta Iena2, era accusato di usura aggravata dal metodo mafioso perchè a fronte di un prestito di 300mila euro al tasso del 10% al mese ne avrebbe incassati 800mila in meno di dieci anni: tra contanti, lavori nella sua abitazione e varie regalie.
La sua vittima sarebbe stata il genero, Quirino Guarino, ex amministratore delegato della Sud Appalti, che a un certo punto ha deciso di vuotare il sacco. La stessa cosa che aveva fatto poco prima il fratello Carmine, sempre imprenditore, accusando il boss Renato Martorano, che poi per questo è stato condannato a 14 anni di carcere per usura aggravata dal metodo mafioso, mentre i suoi presunti finanziatori sono ancora a processo.
Quirino Guarino ha raccontato anche di essere stato minacciato da Quaratino con una pistola dicendogli che «se l’avesse ammazzato al massimo si sarebbe fatto cinque anni di carcere».
Un po’ più complessa la situazione di Papa, assistito da Nicola Roccanova che ha raccolto il difficile testimone di Tuccino Pace. Per la procura, infatti, era scampato al processo intentato a Renato Martorano, il suo braccio destro Dorino Stefanutti e Gennaro Viggiano per un prestito di 15mila euro lievitato fino a 100mila in 4 anni al tasso del 10 per cento mensile. Soldi per cui Martorano e Stefanutti non avrebbero esitato ad aggredirlo in due diverse occasioni a casa e negli uffici della società, fino a farsi dare subito 30mila euro come prima rata della restituzione.
«Sono soddisfatto della decisione». Ha commentato all’uscita dall’aula l’avvocato Gaetano Basile che ha assistito Quaratino. «Anche per il modo in cui è arrivata, dopo una lunga attività istruttoria. La procura aveva disposto una perizia contabile per ricostruire i flussi di denaro tra Guarino e il mio assistito, ma il gup ha voluto che ne fosse effettuata una nuova ed è stato il suo risultato che ha sancito l’innocenza di Quaratino».
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