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SUL TEMA estrazione di petrolio in Basilicata non ci si può più nascondere. A parte le questioni di carattere economico, di cui hanno esposto la posizione del M5s i portavoce Petrocelli, Liuzzi, Perrino e Leggieri, con il comunicato diffuso il 6 giugno scorso, i cittadini devono sapere con chiarezza qual è la situazione, in più chi ha il potere di decidere si deve assumere la responsabilità delle proprie scelte. Una cosa è certa, il petrolio produce inquinamento e danni alla salute pubblica molto seri.
E’ inutile girare intorno alle analisi, ai dati, ai monitoraggi e agli eventuali studi epidemiologici che servirebbero solo a prendere altro tempo. L’estrazione e lo smaltimento dei rifiuti che ne derivano, in zone popolate come le nostre, generano desertificazione dei territori coinvolti, patologie cardiorespiratorie, patologie neurodegenerative, tumori e morte. Non voglio fare allarmismo gratuito, ma ho il dovere di assolvere il mio ruolo di rappresentante istituzionale dei cittadini senza ipocrisie o giri di parole. La mia competenza professionale mi dà la possibilità di essere chiaro e preciso sui rischi che corrono i territori lucani dove già ci sono o si vogliono attivare pozzi petroliferi.
Conoscete tutti la drammatica situazione della Terra dei Fuochi in Campania, lì sono morti e muoiono, per malattie dovute all’inquinamento ambientale, centinaia di persone che risiedono in quelle aree. In quella realtà, per decenni, la politica e le istituzioni sono stati a guardare e non hanno fatto nulla per bloccare il traffico di rifiuti nocivi e le discariche abusive gestiti dalla camorra. In molti casi, ci sono state inquietanti commistioni tra affari, malavita, politici, amministratori pubblici, servizi segreti deviati. Solo negli ultimi mesi, dopo anni di colpevoli silenzi e dopo le dure proteste dei cittadini, le istituzioni hanno iniziato ad occuparsene e a porsi il problema.
Non vorrei che anche in Basilicata, avvenisse lo stesso per le estrazioni petrolifere: anni di silenzio, interessi economici di molti miliardi, interessi extraregionali, royalties, affari, promesse, analisi e monitoraggi non fatti o fatti male, appalti, disinformazione, tutto sulla pelle dei lucani. Poi, fra 20-30 anni, come è accaduto nella Terra dei Fuochi, piangeremo i nostri morti e ci renderemo conto che i nostri terreni, i nostri fiumi e i nostri centri urbani sono stati devastati irrimediabilmente e per recuperarli occorrerà un grande intervento di bonifica che alimenterà altri affari e altri grandi appalti. Intanto, la Basilicata non sarà più la stessa, perché sarà diventata una pattumiera di rifiuti nocivi e derivati del petrolio e lo spopolamento avrà raggiunto livelli inauditi che comporterà l’azzeramento delle attività agricole e turistiche e un’assoluta mancanza di prospettive e futuro (inoltre non dimentichiamo che le estrazioni petrolifere possono anche contribuire a provocare terremoti in un’area già altamente sismica).
Davanti a questo drammatico scenario, la classe dirigente della nostra regione ha il dovere di uscire dalle ambiguità e dalle collusioni con le multinazionali del petrolio e con gli pseudo interessi nazionali. Bubbico, De Filippo e Pittella sono gli ultimi tre governatori della Basilicata. Sono loro i responsabili primari di queste scelte e, ora, devono dare conto ai cittadini a tutti i livelli e in tutte le sedi: Bubbico ha firmato gli accordi con l’Eni; De Filippo ha siglato gli accordi con Total; Pittella sta gestendo i nuovi accordi con il governo Renzi. Questi tre esponenti, tutti del Pd, devono spiegarci se per la Basilicata hanno scelto un futuro da Terra dei Fuochi e non vorrei che la nostra terra sia stata già venduta e ci sia chi sta già incassando i pagamenti.
Bubbico vice ministro agli Interni, De Filippo sottosegretario alla Sanità, Pittella governatore, con il fratello che, unico del Pd, ha avuto la delega per il quarto mandato a Bruxelles, non possono essere solo una coincidenza. Viene spontaneo chiedersi, perché a una regione così piccola come la Basilicata, il grande riformatore Renzi abbia regalato, due esponenti nel governo (tra l’altro indagati) e un autorevole europarlamentare che ha come fratello l’attuale governatore lucano. L’affare petrolio è grande, molto grande, gli interessi sono enormi e rappresentano centinaia di miliardi di euro. Le royalties versate alla Basilicata sono briciole per alimentare il consenso e tenere buoni e tranquilli le filiere degli appalti e i cittadini più ignari. Le royalties hanno dimostrato che non producono sviluppo e servono solo come specchietto per le allodole mentre la Basilicata muore.
I cittadini lucani non possono accettare passivamente che tutto questo accada, è giunto il momento di fare una seria riflessione sulle politiche future che devono riguardare l’estrazione del petrolio lucano.
Il M5S si impegnerà, insieme ai cittadini, in Consiglio regionale, in Parlamento, all’Europarlamento, e con tutti i mezzi, per difendere la nostra bellissima regione, tutelare la salute pubblica e scongiurare questa e le altre terribili emergenze ambientali che affliggono la Basilicata.
* europarlamentare M5S
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