X
<
>

Share
4 minuti per la lettura

REGGIO CALABRIA – Dovrà attendere altri due giorni Chiara Rizzo per sapere se potrà lasciare il carcere reggino di Arghillà nel quale è reclusa da una ventina di giorni. E’ attesa per venerdì, infatti, la decisione del tribunale della libertà che stamani ha discusso il ricorso dei suoi legali, Bonaventura Candido e Carlo Biondi, che hanno chiesto l’annullamento dell’ordinanza della custodia cautelare o, in subordine, gli arresti domiciliari a casa di una cugina di Messina. Lo stesso giorno è prevista anche la decisione per Claudio Scajola. I giudici del riesame, invece, hanno dichiarato inammissibile il ricorso di Amedeo Matacena.
GUARDA LE FOTO DI CHIARA RIZZO
Nel corso dell’udienza, il pm della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo ha depositato nuovi atti ad integrazione dell’accusa rivolta alla Rizzo di avere operato per mascherare i beni del patrimonio del marito – attualmente a Dubai privo di passaporto dopo la condanna definitiva a 5 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa – e sottrarli ad un eventuale futuro sequestro. Sul punto, stando all’integrazione presentata da Lombardo, non é escluso che nell’inchiesta possano finire altre persone con l’accusa di favoreggiamento reale o che quest’ultima contestazione possa essere mossa anche alle persone già indagate, tra le quali la stessa Rizzo.
LA GALASSIA SOCIETARIA – Al Riesame è stata depositata, tra l’altro, una relazione della Dia sul materiale sequestrato nella disponibilità dell’ex segretaria di Matacena, Maria Grazia Fiordalisi. Materiale, scrive la Dia, che permette di «affermare che i coniugi Matacena-Rizzo detengono il controllo in via diretta e/o mediata, di una vasta galassia societaria, organizzata secondo lo schema tipico delle “scatole cinesi”». Gli oltre 100 faldoni di documenti ed il copioso carteggio «di natura finanziaria, contabile, bilancistica, tecnica e societaria» sequestrato, per la Dia «costituisce un elemento di prova incontrovertibile sul fatto che il vero cuore decisionale e operativo del network di imprese legate ai Matacena-Rizzo fosse l’Italia e che il reale centro amministrativo e gestionale del gruppo non coincidesse affatto con le sedi legali nominalmente dichiarate».
CHIARA OSSESSIONE DI SCAJOLA: LEGGI
Tesi confermata anche dalla stessa Fiordalisi nell’interrogatorio davanti ai pm ai quali ha detto che la Rizzo «aveva un ruolo attivo e consapevole in relazione all’amministrazione di tutte le compagini societarie del gruppo Matacena, visto che era lei, unitamente al marito, a darmi le disposizioni che ero chiamata ad eseguire».
GLI INVESTIMENTI NELL’ENERGIA – La factotum di Matacena ha anche spiegato che «quando la situazione patrimoniale stava precipitando in via definitiva, la Rizzo e Matacena pensarono di ricorrere a finanziamenti internazionali privati» per investimenti da effettuare nei paesi in via di sviluppo, soprattutto in campo energetico. Investimenti ai quali, a suo avviso, sarebbe stato interessato anche Scajola. Circostanza, ha riferito ai pm, davanti alla quale «Matacena che mi sembrò sorpreso».
Ed è proprio il materiale sequestrato alla Fiordalisi, hanno scritto ancora gli investigatori della Dia, che «ha consentito di confermare i rapporti e le relazioni d’affari tra i coniugi Matacena-Rizzo e Scajola».
LE DICHIARAZIONE DI LADY MATACENA
Nell’atto si cita una busta contenente documentazione personale “Matacena” all’interno della quale c’è anche una e-mail dell’agosto 2012 spedita dalla moglie di Scajola, Maria Teresa, a Matacena in merito allo sviluppo delle energie rinnovabili nei paesi Balcani, Ucraina e Moldavia. La contestazione di nuove condotte è stata respinta dai legali della Rizzo che hanno sostenuto che non è possibile modificare l’imputazione portando a sostegno fatti ed episodi antecedenti la data dell’arresto. Venerdì si saprà quale sarà stata l’interpretazione dei giudici del riesame.
Ha ricevuto subito risposta negativa, invece, Matacena, il cui ricorso è stato dichiarato inammissibile, su richiesta del pm, perché non sarebbe stata certa l’originalità della firma di Matacena nell’affidamento dell’incarico ai suoi legali, Enzo Caccavari e Corrado Politi, e la provenienza del mandato. Caccavari ha già annunciato che sarà lo stesso Matacena, adesso, a spedire direttamente un nuovo ricorso al Tribunale della libertà.

Share
root

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE