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CATANZARO – E’ ritenuto un elemento di spicco della ‘ndrangheta Angelo Gencarelli, attuale componente la segreteria dell’assessore alla Forestazione della Regione Calabria Michele Trematerra. Secondo la Dda di Catanzaro, infatti, Gencarelli, ex consigliere comunale di Acri, è al vertice e promotore della cosca insieme a Giuseppe Perri, indicato come il reggente dell’articolazione territoriale di Acri – paese natale di Trematerra – della ‘ndrina Lanzino di Cosenza, una delle più potenti della provincia.
Gencarelli, che era anche presidente della Commissione urbanistica del Comune di Acri quando era consigliere, sarebbe stato, secondo l’accusa, “elemento di congiunzione tra l’associazione mafiosa e le istituzioni pubbliche, quali la Regione e gli Enti ad essa collegati ed il Comune di Acri». Inoltre, viene definito come “soggetto in grado di condizionare, grazie al rapporto collusivo instaurato con pubblici funzionari, le scelte amministrative degli Enti e di orientarne le procedure amministrative riguardanti gli appalti pubblici a favore di società o ‘cartellì di società facenti capo ad imprenditori organici alla cosca».
Tra le ipotesi di reato, anche il fatto che Gencarelli avrebbe avuto soldi per il voto favorevole in commissione urbanistica per la realizzazione di una cava. Sarebbero questi, infatti, i termini dell’accordo stipulato tra Angelo Gencarelli, ex consigliere comunale di Acri indagato dalla Dda di Catanzaro e membro della commissione urbanistica, e due imprenditori interessati alla cava.
Risultano per questo motivo indagati anche Elio Abbruzzese e Franco Caruso, insieme a Giuseppe Burlato il quale avrebbe creato un contatto interponendosi tra Gencarelli e i due imprenditori finalizzato alla corresponsione di denaro nel caso in cui la commissione avesse licenziato positivamente la pratica della cava.
Oltre a Trematerra, Gencarelli e all’ex sindaco di Acri Luigi Maiorano, sono indagati nell’inchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro e condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Cosenza, Giuseppe Perri, indicato come il capo della cosca; Giuseppe Tarsitano e Massimo Greco, definiti affiliati; gli imprenditori, per la Dda organici alla cosca, Angelo Ferraro, Giorgio La Greca, Salvatore Gencarelli, Antonio Gencarelli, Carmine Pedace e Luigino Terranova; altri due imprenditori, Elio Abbruzzese e Franco Caruso, e Giuseppe Burlato.
I reati ipotizzati nei confronti degli indagati, a vario titolo, sono associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, usura, estorsione e porto e detenzione illegali di arma, aggravati per avere favorito la ‘ndrangheta e corruzione.

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