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MOTTA SAN GIOVANNI (RC) – L’iniziativa è da un paio d’anni apertamente sostenuta dall’amministrazione comunale di Motta San Giovanni, ma qualcosa quest’anno non ha funzionato. Perché la prima spiaggia di Libera, l’associazione contro le mafie di don Luigi Ciotti, situata sul lungomare di Lazzaro e realizzata da Filippo Cogliandro, proprietario del ristorante L’Accademia che nel 2008 denunciò i suoi estorsori, quest’anno inspiegabilmente non ha ricevuto in tempo l’autorizzazione proprio da chi ha sempre sostenuto l’iniziativa. La vicenda si trasforma in un vero e proprio giallo quando, nella riunione di Giunta di mercoledì scorso, appena tre giorni prima dell’inaugurazione, la delibera riguardante l’autorizzazione della prima spiaggia antimafia non viene neanche esaminata, al contrario di altre.
E allora lo chef Cogliandro, a poche ore dall’evento, si è trovato costretto a disdire l’invito dei suoi illustri ospiti, a partire da quello di don Ciotti e poi del prefetto di Reggio Calabria Claudio Sammartino, il Procuratore Generale Salvatore Di Landro, al Procuratore Capo Federico Cafiero De Raho, al questore Guido Longo, il Presidente del Tribunale Luciano Gerardis, i Comandanti provinciali di Carabinieri, Guardia di Finanza, Corpo Forestale dello Stato, Polizia provinciale e della Capitaneria di Porto. Una vicenda che al momento risulta quantomeno strana per il fatto che la richiesta di autorizzazione è stata protocollata il 24 aprile scorso, quindi ben un mese e mezzo prima dell’evento. Per Cogliandro pareva trattarsi solo di una semplice formalità ma invece senza un apparente motivo, la delibera è rimasta ancora nei cassetti della Giunta. Ancor più inspiegabile la nota stampa di chi si è fatto da sempre promotore dell’iniziativa, il vicesindaco Giuseppe Benedetto, presente alla riunione di Giunta di mercoledì scorso, il quale, riguardo al rinvio dell’iniziativa si dichiara “scontento, amareggiato ed anche un po’ sconfitto, ma fiducioso che gli ostacoli trovati sono superabili e si rimedierà ad una vicenda che ha in se il paradosso del predicare bene e del razzolare male”. Nella nota del vicesindaco, purtroppo, non si elencano gli ostacoli, ma si intravede qualche difficoltà (politica?) nell’affrontare una questione apparentemente banale come una autorizzazione per usufruire di un pezzetto di spiaggia, (non si tratta di un lido privato ma è aperta a tutti), per fini così importanti.
Il Comune di Motta San Giovanni, guidato dal sindaco Paolo Laganà, ha concesso all’imprenditore quello spazio gratuitamente ed a carattere stagionale fin dal 2012, grazie alla legge sul sostegno agli imprenditori che denunciano il racket. Si ricorda, inoltre, che il Comune e’ stato uno dei primi a costituirsi parte civile al processo di Filippo Cogliandro contro i suoi estorsori e il primo in Calabria a dichiararsi “pizzo free.” Cogliandro assicura che tutto era stato predisposto secondo termini di legge ma quest’anno, invece, non si è riscontrato tutto quell’entusiasmo da parte dell’amministrazione comunale che aveva contraddistinto, invece, l’apertura del lido negli anni passati. Nel rimanere in attesa di una spiegazione da parte dell’amministrazione comunale di Motta San Giovanni, si registra infine il comunicato del presidente dell’Osservatorio sulla ndrangheta, Attilio Tucci, il quale,nel manifestare la sua piena solidarietà a Filippo Cogliandro, ha dichiarato che tutto questo “rappresenta un fatto gravissimo di cui le Istituzioni dovranno tenere conto. Dobbiamo sempre ricordare che ogni tipo di contrasto alla ‘ndrangheta (sia esso di tipo repressivo che di tipo culturale) deve trovare l’unità tra associazioni, cittadini e Stato.
Ogni qualvolta si spezza questa unità di per se già fragile, si rischia di potenziare il senso di sfiducia e la diffidenza nei confronti di tutti coloro che lavorano a favore della legalità”. In un momento in cui assistiamo alla coraggiosa presa di posizione dell’ex Sindaco di Rizziconi, Antonio Bartuccia, non possiamo arretrare su posizioni consolidate di legalità e di riscatto come quella rappresentata da Filippo Cogliandro. Sono segni che rischiano di scoraggiare e di indebolire chi ha denunciato e chi si è esposto.
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