5 minuti per la lettura
L’INCONTRO di oggi con il Ministro Guidi potrà essere: l’occasione per rilanciare un progetto di sviluppo; per stabilire una volta per tutte chi è in debito e chi è in credito con la Basilicata; per sancire un rapporto paritario tra territorio e multinazionali di cui il Governo deve farsi garante.
Oppure il terreno improprio di uno scambio non detto, una “kermesse”, il palcoscenico per ulteriori provocazioni (come quelle di Assomineraria di qualche giorno fa).
Come Cgil diciamo subito cosa, per noi, non potrà essere l’incontro del 4 e soprattutto quale è il vero tema assente nella discussione (o presente solo in parte e non tra tutti gli “attori”).
Quello di oggi non potrà essere il momento dello scambio con il Governo su ulteriori estrazioni oltre quelle già previste, a fronte per di più di una necessaria riduzione dei pozzi di estrazione, oggi tecnicamente possibile. Tradotto: modificare la norma sulla carta carburante, attuare una restituzione fiscale di parte degli introiti legati alle estrazioni per progetti di sviluppo (c.d. “memorandum”), escludere le royalties dal Patto di Stabilità, sono tasselli di una strategia che deve partire dalla costatazione che la Basilicata sta già contribuendo con oltre 80 mila barili al giorno al fabbisogno energetico nazionale e che, con l’aumento delle estrazioni Eni fino ai 140 mila barili (con la quinta linea, ecc.) e l’entrata in produzione di Tempa Rossa (altri 50 mila, senza considerare il gas), raggiungerà il massimo possibile di contributo.
Su questo non devono esserci ambiguità sin dall’inizio.
Di piazzisti che vengano a spiegarci che l’esplorazione e poi l’estrazione in mare non avrà impatti su salute, ambiente e turismo, non ne sentiamo il bisogno. Come Basilicata abbiamo infatti trovato un punto serio di equilibrio e discussione: governare quello che c’è, ristabilire un rapporto avanzato con le multinazionali presenti senza sudditanza; mettere il tema dell’ambiente, della salute e del lavoro al centro dell’agenda; chiedere al Governo nazionale di farsi protagonista di un progetto di sviluppo che “compensi” il nostro senso di responsabilità portando innovazione, infrastrutture e quella “nuova Sata” che, in settori come il farmaceutico, la chimica verde, i nuovi materiali, possa concretamente dare 5-6 mila posti di lavoro stabili.
Su queste rivendicazioni della Cgil prima, delle altre forze sociali poi, era stato chiesto ed ottenuto, del resto, il tavolo presso il Mise, anche a “copertura” di un vuoto politico che aveva reso ancora più debole la Basilicata ai tavoli romani!
E passiamo quindi all’idea di fondo che meglio dobbiamo tematizzare: a fronte di un eventuale esito positivo del confronto con il Governo, quali progetti sono in campo per la Basilicata? Detto in “volgare”: quale è il progetto complessivo di sviluppo a fronte del riconoscimento dei circa 90 milioni di euro ulteriori l’anno rinvenienti dalla “liberazione” della carta carburante? E quali sono le opere realmente strategiche oltre l’elenco abbozzato nel c.d. memorandum (che certo sconta anche l’essere stato scritto in un altro contesto) a fronte dei 5-6 miliardi possibili? E l’esclusione dal Patto di Stabilità delle royalties assolve tutti dall’uso finora fatto (parziale visto il Patto stesso) o è tema che comunque va affrontato?
Su questi punti incide la visione che si ha (o non ha) dello sviluppo della Basilicata, nel contesto meridionale e nazionale (almeno). Perché è in funzione di una visione che, poi, si declinano progetti e interventi operativi, si mettono a fattor comune le risorse economiche (a partire da quelle 2014-2020), si chiede ad una classe dirigente di dimostrare quanto vale.
Per quanto ci riguarda occorre ragionare di una grande opera di trasformazione della Basilicata in “terra di accoglienza ed innovazione”, che vuol dire poche priorità (come abbiamo indicato prima nel Piano del Lavoro unitario di Cgil, Cisl e Uil e poi nelle “10 priorità di azione”): massiccio investimento sul welfare (diventare la regione che, in proporzione, investe più di tutte sulla sanità pubblica, su un sistema scolastico e universitario che si specializza ed eccelle, su servizi di promozione sociale e di assistenza per governare la transizione demografica), sulla produzione innovativa (dalla domotica ai nuovi materiali, dall’energia rinnovabile alla costruzione di un nuovo polo per l’auto ecologica – la Basilicata regione dove ci si muove solo con l’Auto elettrica, pensate che rivoluzione, in termine di produzione, manutenzione, rete distributiva, ecc.), sulla valorizzazione del patrimonio ambientale ed artistico (con un piano straordinario di manutenzione dei beni artistici, dei parchi, della costa), sul sostegno economico permanente dei più deboli (sperimentazione del reddito minimo di inserimento), sul diventare una Regione non più di passaggio per migliaia di giovani migranti, ma terra di accoglienza e di “rigenerazione” dei nostri piccoli paesi.
L’incontro del 4 Giugno sia allora l’occasione per dire al Governo che non si sta chiedendo solo una “compensazione” – che pure è giusto chiedere – ma sostegno a progetti e idee, alla scommessa di una comunità che mette il lavoro e l’inclusione al primo posto. Sapendo anche dire e dirci quanto si è sbagliato, quante volte si sono utilizzate risorse non per costruire il futuro ma per “governare il consenso del presente”. E forse saremo anche più forti e credibili nel rivendicare quanto ci spetta.
*Segretario regionale Cgil Basilicata
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA