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REGGIO CALABRIA – La denuncia di un sindaco fa scoprire gli affari della cosca con il Comune. E’ stato Antonino Bartuccio, quando era alla guida dell’amministrazione di Rizziconi, a svelare le infiltrazioni criminali (LEGGI). E ora è scattato il blitz che ha portato all’arresto, tra gli altri, di tre ex amministratori comunali di Rizziconi, paese della provincia di Reggio Calabria, sono accusati di essersi alleati con la cosca di ‘ndrangheta per frenare l’azione politica del sindaco. Si tratta di Domenico Rotolo e Vincenzo Alessi – rispettivamente assessore e consigliere comunale nel periodo compreso tra il 2010 ed il 2011, quando il Consiglio fu sciolto per le dimissioni del sindaco e di nove assessori – e di Girolamo Cutrì, consigliere comunale nella precedente legislatura.

COLPITA LA FAMIGLIA DI CREA  – I loro nomi sono finiti nell’elenco di destinatari delle 16 ordinanze di custodia cautelare eseguite dalla Squadra Mobile e dal Commissariato di Gioia Tauro nell’ambito di una vasta operazione contro il clan dei Crea. In manette anche il boss a capo della famiglia, Teodoro Creadi 65 anni – alias “‘u Murcu” o “‘u Toru” o “Dio onnipotente”, capo storico della famiglia omonima – con la moglie Clementina Burzì, i figli Giuseppe di 36 anni, attualmente latitante inserito nell’elenco dei ricercati pericolosi, e Marinella di 38 anni, nonchè la nuora, moglie del latitante, Maria Grazia Alvaro che, tra l’altro, appartiene all’omonimo casato mafioso, operante a Sinopoli, federato ai Crea e al potente casato dei Piromalli di Gioia Tauro. 

LA SCHEDA: I NOMI DI TUTTE LE PERSONE COINVOLTE

Gli agenti hanno inoltre sequestrato beni per oltre 5 milioni di euro. Le indagini, coordinate dalla procura antimafia di Reggio Calabria, hanno fatto luce sulle forti pressioni che la cosca avrebbe esercitato sull’amministrazione locale, fino a determinare lo scioglimento del Comune, decretato il 2 aprile 2011 dal Prefetto di Reggio Calabria, in seguito alle dimissioni di nove consiglieri di maggioranza.

LE PRESSIONI SUL SINDACO – Contro il sindaco furono attuate minacce e danneggiamenti. Il 28 agosto 2011 vennero esplosi alcuni colpi calibro 12 contro la guardiola degli addetti alla vigilanza della centrale elettrica. Un altro episodio simile, e più grave, si è manifestato tre mesi dopo, a novembre, a colpi di kalashnikov.

Ma determinante, secondo le indagini, fu il ruolo svolto a favore dei clan all’interno del municipio dai tre ex consiglieri comunali finiti ora sotto indagine. A infastidire il clan, secondo la ricostruzione della procura, l’azione amministrativa di Bartuccio, eletto nel marzo 2010 alla guida di una lista civica: sin dal momento del suo insediamento, avrebbe avviato una collaborazione con la Polizia di Stato e la magistratura che danneggiava gli affari della ‘ndrangheta, denunciando irregolarità, anche di natura penale, nella gestione dell’amministrazione comunale e finalizzata a favorire gli interessi illeciti del clan: dagli appalti ai fondi della comunità europea.

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