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E COSÌ alla vigilia del vertice col ministro Guidi sul petrolio, a una settimana dal ballottaggio elettorale di Potenza e allo scadere del suo 53esimo anno di vita, il governatore  lucano Marcello Pittella raccoglie l’appello all’unità lanciato prima dal capogruppo parlamentare del Pd, Roberto Speranza (qui, sul Quotidiano) e poi dal deputato Vincenzo Folino.

Il primo turno del voto di Potenza vede avanti Luigi Petrone, sconfitto Roberto Falotico, cavaliere delle primarie con sfidanti dimezzati, e lascia il presidente per qualche giorno davanti a un bivio morettiano: mi si nota di più se vado o non vado dalla Boschi? Se parlo o se sto in silenzio? Scampoli di tempo da passare con i tre figli piccoli, conciliabolo meditativo sulla strategia politica che non può non partire dalle risposte ai bisogni della comunità lucana.

Il Pd di Renzi splende di luce, brilla anche la stella della famiglia Pittella che ne illumina, impietosa, anche il volto: adesso e non domani è il tempo di guardarsi negli occhi e decidere cosa fare.

Pittella rivendica il ruolo delle primarie – «non sarei diventato governatore senza di esse» – rivendica anche quelle di uno strambo centrosinistra fatte a Potenza, riconosce la passione e lo sforzo di Petrone aggiungendovi quelli, di par merito, di Falotico, e poi tira la cerniera: la contrapposizione è finita, uniamo le forze, vinciamo la battaglia.

In giro c’è gente che s’ammazza per disperazione. Silenzioso durante tutta la campagna elettorale, Pittella ora si sbilancia per davvero mettendo comunque a segno un punto a suo favore: precostituendo una vittoria condivisa, nel quasi certo trionfo di Petrone, evitando l’anatema del disimpegno in caso, improbabile ma comunque non da escludersi, di una sconfitta a favore dell’ingegnere mite, Dario De Luca.

Dunque io ci sono, dice Pittella e chiedo a chi ha votato per Falotico di esserci allo stesso modo.

E chiede anche al Pd un confronto vero in vista del congresso che non comprometta l’unità del partito e – aspetto non secondario – una corretta collaborazione istituzionale. E cioè il sostegno alle sue scelte di governo.

In che modo questa unità debba raggiungersi non lo spiega. Non è ancora il momento.

Servirà un grande sforzo di responsabilità che non si esclude possa essere diretto dalla mano dei vertici del partito-nazione.

Per ora vi basti il mio segnale di virtù, sembra voler dire Pittella aprendo una fase due del governo della Regione. Forte ma non snob, solitario ma non isolato, legittimato dalle parole di Speranza, pronto a fare squadra ma giammai disposto a cedere sulla linea di comando: insomma lo schiacciatore resta lui.

l.serino@luedi.it

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