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POTENZA – Ha fornito la sua versione dei fatti. Incluso il motivo per cui ha lasciato in vita un testimone, e quello della lite con le vittime della sera prima che ha scatenato la sua follia omicida.
E’ durata circa due ore ieri pomeriggio nel carcere di Matera l’udienza per Tonino Saponara, il 43enne fermato dai giovedì mattina nelle campagne tra Cirigliano e Gorgoglione a 300 metri dai cadaveri del fratello della convivente, Giovanni Lauria (33), e di suo nipote Giuseppe Derosa (27).
Al termine il gip di Matera Angela Rosa Nettis ha convalidato l’arresto effettuato dai carabinieri non più tardi di una ventina di minuti dopo l’allarme lanciato dal proprietario di un terreno vicino.
Al telefono con il Quotidiano l’avvocato Michele Scalcione, che lo assiste assieme al collega Bruno Oliva, ha spiegato che Saponara non si è avvalso della facoltà di non rispondere. Di fronte al magistrato e agli elementi a suo carico «non ha potuto dichiararsi estraneo ai fatti» ma ha fornito una sua versione dell’accaduto, in particolare mercoledì sera quando si è scontrato con Lauria e Digiuseppe.
Se sia stata un’aggressione o una rissa poco cambia, anche per sostenere la tesi della provocazione o della legittima difesa. Il giorno dopo, al momento dell’arresto, Saponara aveva con sé fucile da caccia e proiettili dello stesso tipo di quelli utilizzati nell’agguato. Per questo è accusato anche di porto abusivo d’arma, data la lontananza dalla stagione del cinghiale.
Inoltre, stando al racconto dell’unico superstite (il fratello minore di Giovanni Lauria), mentre le vittime attraversavano la sua proprietà per raggiungere il loro podere di famiglia, lui sarebbe spuntato all’improvviso da un cespuglio di ginestre facendo fuoco prima che potessero dire una parola. Tutti elementi che messi assieme fanno pensare a un gesto premeditato per vendicarsi dell’affronto subito, di qui l’accusa di omicidio plurimo aggravato.
Negli anni la vicinanza tra le proprietà dei Saponara e dei Lauria aveva scatenato infinite questioni, legate soprattutto alle “invasioni” del bestiame, sgradite al secondo che avrebbe voluto conservare il pascolo per i suoi cavalli. Questioni che non erano terminate dopo l’unione con una delle figlie dei vicini, sorella di Giovanni, con cui Saponara convive da 3 anni, e nemmeno con la nascita del loro primo bambino. Tant’è che di recente i Lauria avrebbero dovuto recintare i terreni del vicino – “quasi parente” con un filo elettrico giallo, per evitare che le vacche sconfinassero ancora. Al contrario, certe tensioni maturate in ambito domestico, che talora sarebbero sfociate anche in liti violente, avrebbero acuito i contrasti tra le vittime e il loro presunto assassino. Fino a mercoledì sera, quando da un gesto insignificante si sarebbe passati alle mani.
Giuseppe Derosa e Giovanni Lauria trascorrevano gran parte del loro tempo assieme e Saponara avrebbe fronteggiato entrambi dopo essersi accorto che il primo con un falcetto aveva tagliato dell’erba lungo il ciglio della strada. Ideale per conigli come quelli che il 27enne stava crescendo. Solo che secondo il suo “quasi zio” quella zolla di terreno da cui la stava prendendo apparteneva a lui. Alle parole sarebbe seguito uno schiaffo, quindi la zuffa in cui lo zio e il nipote avrebbero avuto la meglio di Saponara, scatenando la sua sete di vendetta.
Oggi sono previste le autopsie sui cadaveri all’ospedale Madonna delle Grazie di Matera. A effettuarle sarà l’anatomopatologo Michele De Fazio, dell’Università di Bari. Poi i corpi saranno restituiti all’abbraccio dei loro cari per le esequie.
l.amato@luedi.it
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