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POTENZA – Il tempismo è perfetto. Ad un pugno di giorni dall’incontro che si terrà in Basilicata tra Pittella e il ministro Guidi, per discutere sul futuro del petrolio in basilicata, aumento delle estrazioni e redistribuzione delle royalties arriva il dossier di Assomineraria che racconta di una regione che, nonostante le promesse continua ad ostacolare le compagnie petrolifere.
La notizia rimbalza immediatamente sul Sole 24 Ore con un pezzo a firma di Luigia Ierace, che in sostanza anticipa i contenuti del dossier e descrivendo una Basilicata che, grazie all’arma della burocrazia e delle opposizioni ambientaliste “frena” lo sviluppo locale e la possibilità di creazione di nuovi pozzi sul territorio. Per il governo Renzi entro il 2020 si dovrà procedere al raddoppio delle estrazioni in Italia, mentre Prodi poco tempo fa ha espresso chiaramente il suo favore ad uno sviluppo delle estrazioni anche su piattaforme offshore. In Basilicata invece, stando al dossier dell’Assomineraria ci sarebbe un governo che sostanzialmente è favorevole solo sulla carta, buono solo a “battere cassa” sulla questione royalties. Così i lavori di Tempa Rossa vanno a rilento per problemi autorizzativi con la Puglia, la quinta linea di Viggiano è a rischio perché non si riesce a trovare un’intesa.
E tutto questo finirà sul tavolo dell’incontro con il ministro Guidi del 4 giugno. Un’operazione perfetta per orientare la discussione senza dare possibilità di rivalutare la questione su un piano differente. D’altra parte in questi ultimi giorni le posizioni dei big del Partito democratico sono lapalissiane: Speranza, Folino e Gianni Pittella hanno sostanzialmente detto tutti la stessa cosa: il petrolio serve per portare ricchezza alla Basilicata. Ma a quale prezzo?
E in questo momento la regione è schiacciata da due poli, perché è chiaro che questo dossier servirà a fare qualche pressione in più per concedere qualche altro pezzo di territorio da trivellare. E potrebbe anche stabilire il clima dell’incontro di giugno, dove Pittella dovrà destreggiarsi abilmente per poter ottenere qualcosa in più ed evitare che la riforma del titolo V della Costituzione possa strappare risorse alla Basilicata.
Ma non è finita qui. Tre giorni fa Assomineraria ha pubblicato un altro dossier su “idrocarburi, pesca e agricoltura: una convivenza possibile”. E nel documento si legge chiaramente che «l’opposizione all’attività mineraria, in Italia più che altrove, si inserisce in un movimento di diffidenza e ostilità verso ogni progetto, ogni investimento, ogni iniziativa, specie energetica, che impatti sull’ambiente. Anche quando, paradossalmente, potrebbe migliorarne le condizioni».
Lo ha ribadito Alberto Clô, consigliere di Atlantia, Eni e Italcementi e ex ministro dell’Industria nel governo Dini, che ha coordinato lo studio in questione. Ma il ministro Guidi non la pensa diversamente: «Riprendere le esplorazioni di idrocarburi è un passaggio a cui non possiamo rinunciare per arrivare ad una bolletta energetica più leggera e sostenibile» ha detto all’assemblea di Confindustria a Roma. Il Ministro ha ricordato che «il nostro Paese vanta il rispetto dei più elevati standard internazionali sulla tutela ambientale. Ma – ha aggiunto – non possiamo neanche permettere che intransigenze ambientaliste o resistenze locali blocchino esigenze nazionali di questa portata».
v.panettieri@luedi.it
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