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POTENZA – Debiti sì o debiti no. Conti in rosso vivo o rosa pallido. Cento o duecento milioni di deficit. Cambia poco: la situazione di Potenza è tale che c’è poco da stare sereni. La città ha bisogno di tantissimi interventi e non sarà certo una passeggiata per chiunque vincerà dei sei candidati in campo. La liquidità economica è ai minimi storici.
Quindi se in campagna elettorale è concesso e anche naturale il clima di “guerra” poco ci sarà da combattere il giorno dopo la definizione di vincitori e vinti. Potenza è a una svolta. O meglio: ha bisogno di svoltare. Ha bisogno di una politica delle scelte prioritarie. Dei piccoli passi. Inutile promettere la luna quando manca l’acqua nel pozzo.
La realtà è che i Comuni in Italia vivono da anni una situazione difficile. In Basilicata solo i comuni del petrolio e forse Melfi grazie ai benefici della Fiat e dell’indotto vivono situazione oggettivamente diverse. Gli altri sono in affanno. Chi più o chi meno. Il taglio dei trasferimenti dello Stato e l’austerity imposta dall’Europa con il Patto di stabilità ha messo a nudo le difficoltà delle amministrazioni comunali.
Ovviamente ci sono responsabilità locali. Ma la situazione è grave. Oltretutto Potenza intesa come ente dovrà fare i conti anche con la soppressione della Provincia. Di fatto dopo la Regione è l’ente più importante della Basilicata. Con tutto quello che ne consegue non solo in termini di onori ma soprattutto in termini di oneri.
In questa situazione, a bocce ferme, dopo le elezioni, la parola d’ordine dovrà essere “responsabilità”. Anche politica. Per dirla in soldoni la situazione potentina è in crisi profonda. Il parallelo con l’Italia è semplice: soffre il Paese, soffre tutto il resto compresa la città capoluogo di regione.
Tanto più che Potenza, oltre alle difficoltà finanziare, mostra un evidente difficoltà anche a immaginare il proprio reale ruolo a livello regionale. Matera con il turismo e la cultura ha trovato il proprio scopo e una certa quadratura. Sa cosa fare e Matera 2019 ha fatto il resto.
Potenza no. Galleggia tra servizi e una pretesa culturale. Qualche industria. L’unica certezza è il baricentro politico regionale. Ma qualche ente lo sta già perdendo: Apt che si trasferisce a M;atera per fare un esempio.
Insomma al netto delle questioni economiche, Potenza ha bisogno di riscoprire la propria visione urbana.
Troppo facile inseguire quella sorta di chimera rappresentata dalla realtà metropolitana. Sono anni che se ne sente parlare. Ma nei fatti cos’è? E non serve nemmeno indugiare su un bacino di utenti che supera di mattina le 100 mila unità. In fondo la gente è una risorsa non una penalità.
In tutto questo è così utopico immaginare un prossimo governo di salute pubblica? Un amministrazione guidata insomma non solo da chi vincerà ma anche dagli altri. Un po’ come è accaduto a livello nazionale. Insomma solo l’unione fa la forza. E Potenza, non c’è dubbio, ne avrà bisogno di tanta. Altrimenti non ce la farà. E non ci saranno vincitori che tengano.
s.santoro@luedi.it
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