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CERCARE parole e definizioni su Wikipedia è diventato oramai un atteggiamento assai diffuso. Diffuso e utile, a patto che si abbia contezza del limite dello strumento, ottimo per iniziare ma mai per approfondire un argomento.
Qualche giorno fa abbiamo provato a cercare sulla più famosa enciclopedia multimediale la definizione di unioni civili, definite tali “tutte quelle forme di convivenza fra due persone, legate da vincoli affettivi ed economici che non accedono volontariamente all’istituto giuridico del matrimonio, o che sono impossibilitate a contrarlo, alle quali gli ordinamenti giuridici abbiano dato rilevanza o alle quali abbiano riconosciuto uno status giuridico”. L’attenzione su quel “o che sono impossibilitate a contrarlo” è stata automatica e immediata, portandoci immediatamente con la memoria a quel “matrimonio non s’adda fare” di manzoniana memoria in cui il potente don Rodrigo, attraverso i bravi sgherri a sua disposizione, metteva in guardia un coraggioso prete di paese dal celebrare il matrimonio di una giovane e apparentemente anonima coppietta di fidanzati.
Il romanzo di Manzoni – che è sicuramente il romanzo più letto nelle scuole italiane – è il dipanamento delle sofferenze derivanti dalla impossibilità alla contrazione del matrimonio tra i due giovani fidanzatini. E, per questa sua diffusione nella scuola, si è portati a ritenerlo un vaccino contro qualsiasi impedimento insistente verso la realizzazione di quella felicità che due amanti possono trovare nel suggello giuridico della loro unione.
Un vaccino contro un impedimento che, di là da come ci si voglia porre nei confronti dell’istituto matrimoniale, rimane tale, in un paese la cui carta fondante – la Costituzione repubblicana – recita, all’articolo 29, la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, e che chiarisce, subito dopo, che la stessa famiglia, al di là delle costruzioni ideologiche e sovrastrutturali, viene definita «società naturale» che, in quanto tale, preesiste al diritto e alle regolarizzazioni che se ne vogliono fare.
Non è qui nostra intenzione produrre un trattato giuridico sulla famiglia e sul matrimonio. Quello che ci interessa qui è la sofferenza che attraversa quante e quanti incappano in quell’impedimento che ha conosciuto le più artificiose argomentazioni per essere mantenuto in vita, primo fra esse quelle sulla scelta sessuale di ognuna e ognuno. Anzi, spesso è proprio la questione sessuale – ossia quello della legittima e autoconsapevole scelta sessuale – a determinare quell’impedimento che, sia chiaro, in ambito civile rimane un orpello anticostituzionale, tagliando fuori dalle tutele e dalle garanzie della costituzione medesima tutti coloro che, pur costituendo una famiglia (società naturale) di fatto, non hanno la possibilità di regolare il proprio rapporto, incorrendo – quotidianamente – in esclusioni e difficoltà.
Siamo di fronte alla sospensione di un diritto fondamentale dietro cui agiscono – e trovano ossigeno – quelle sottoculture che, ripiene fino all’orlo di fobie, in questi anni hanno trovato in chiunque fosse altro il capro espiatore delle frustrazioni private e collettive.
Ma è proprio in occasione della giornata contro le omo e le trans fobie che vogliamo rilanciare la necessità a rivendicare quel diritto al riconoscimento civile di un amore farlo a Potenza che eleggerà un nuovo sindaco e un nuovo consiglio comunale, affinché nella sua dimensione di città regione, trovi il coraggio di istituire l’anagrafe delle unioni civili. Una questione di civiltà una questione di amore.
*presidente Arcigay Basilicata
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