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CATANZARO – Un nubifragio senza precedenti. Che aveva messo in ginocchio il catanzarese. E lasciato dietro di sé strade distrutte, abitazioni evacuate e danni permanenti alla condotta idrica. Con gli operai della Protezione civile a loro volta ostacolati, nei soccorsi, dagli allagamenti che avevano paradossalmente travolto anche la loro stessa sede regionale, ubicata a Germaneto.
Così come emerge dalle foto, scattate quella terribile giornata di pioggia del 19 novembre del 2013 e approdate sulla scrivania del sostituto procuratore, Gerardo Dominijanni, che, alla luce di quell’allagamento anomalo, ha adesso aperto un fascicolo sulla realizzazione della sede Prociv in una zona ad alto rischio idrogeologico. O almeno è questa l’ipotesi intorno alla quale ruoteranno le indagini avviate dal magistrato, che ha già spedito gli uomini della sezione di Pg del Nisa (Nucleo investigativo sanità e ambiente) ad acquisire le carte presso il Dipartimento alla Presidenza della Regione Calabria, guidato dal dirigente generale, Franco Zoccali, con tanto di sopralluogo tecnico presso l’area interessata.
Lì, dove, sotto la pioggia battente del 19 novembre, i volontari della Protezione civile si erano subito attivati per fare defluire l’acqua dai locali di Germaneto e far fronte alle numerose richieste di soccorso che giungevano, a ritmo incalzante, presso le sale operative delle province di Catanzaro, Vibo Valentia e Crotone.
L’area per la sede della Prociv era stata individuata nell’estate del 2003 dall’allora giunta di centrosinistra, guidata da Agazio Loiero, che si era così accollata un fitto per ubicare i locali in una zona paludosa, anzi, come si ipotizza nel fascicolo, ad alto rischio idrogeologico, senza che nessuno dei dirigenti che, nel corso degli anni, si sono succeduti alla guida degli uffici competenti regionali abbia cambiato rotta. Nè lo hanno fatto coloro che, a turno, hanno preso finora posto a capo della stessa sede regionale.
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