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REGGIO CALABRIA – Altri esponenti di Forza Italia potrebbero entrare nell’indagine della Dda di Reggio Calabria che ha portato all’arresto di Claudio Scajola (GUARDA TUTTI I DETTAGLI). La procura, secondo quanto si apprende, starebbe cercando di ricostruire la rete di legami tra Amedeo Matacena e altri membri del partito fondato da Silvio Berlusconi.
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L’ipotesi che è al vaglio degli inquirenti, dunque, è che la rete di cui avrebbe fatto parte lo stesso Scajola, potesse godere di ulteriori appoggi da parte di altri esponenti di Forza Italia. Appoggi, tra l’altro, non legati necessariamente alla fuga di Matacena – latitante a Dubai e condannato in via definitiva a 5 anni per concorso esterno in associazione mafiosa – ma ad agevolare quel contesto imprenditoriale ed economico che secondo i magistrati è legato a sua volta alla Ndrangheta. Nelle carte a sostegno dell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato in carcere tra gli altri Scajola e la moglie dell’imprenditore, Chiara Rizzo, vi sono infatti diversi omissis che potrebbero celare indizi su questi rapporti.
Intanto, sull’inchiesta è intervenuto anche il figlio di Amintore Fanfani, Giorgio, che ha subito la perquisizione dell’abitazione in quanto «soggetto di interesse investigativo». Secondo il figlio del noto politico, «è assurdo, sono finito nelle carte dell’inchiesta di Reggio Calabria per una sola telefonata fatta in assoluta buona fede a Chiara Rizzo. Se mi fossi chiamato Giorgio Rossi, nessuno sarebbe venuto a cercarmi. La verità è questa. Sono nell’inchiesta solo per il cognome pesante che porto, non ho dubbi».
In un’intervista a Repubblica, Giorgio Fanfani prosegue: «Amedeo Matacena non lo conosco, e i miei contatti con Scajola sono pari a zero. Tant’è che non mi risulta essere indagato, né ho ricevuto avvisi di garanzia», dice Fanfani. Quanto alla moglie di Matacena, «la conosco da diversi anni, per questioni di lavoro. Lei mi chiamò dopo la condanna definitiva del marito nel 2013. Le serviva – racconta – un avvocato, e siccome io ne conoscevo uno che poteva seguire il suo caso, glielo consigliai. E questo sarebbe favorire una latitanza? È incredibile».
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