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CATANZARO – Due latitanti appartenenti alla criminalità del soveratese arrestati nel giro di poche ore, anche se a distanza di oltre 400 chilometri, dai carabinieri di Catanzaro e Napoli. Due blitz, messi a segno all’alba di oggi, che hanno trascinato in carcere Domenico Origlia, 53 anni, e Angelo Rossomanno, 34 anni, rispettivamente “uccel di bosco” da luglio del 2013 e da agosto del 2011. 

  

SANTINI E ROSARI NEL NASCONDIGLIO DI ORIGLIA – Una casa dotata di ogni confort e di stanze segrete all’interno delle quali nascondersi in caso di controlli, quella prescelta da Origlia a Guardavalle. Stanze non troppo segrete, tuttavia, per i carabinieri del Reparto operativo di Catanzaro, che, supportati dai colleghi dello Squadrone cacciatori di Calabria e della Compagnia di Soverato, alla fine lo hanno scovato. Finisce così la latitanza dorata di Origlia, indicato come elemento di spicco della cosca Gallace-Gallelli operante a Guardavalle e Badolato, nel basso Jonio catanzarese, con ramificazioni in Lazio e Lombardia, uccel di bosco dal luglio scorso, ovvero da quando era sfuggito all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa a suo carico dalla Dda di Catanzaro nell’ambito dell’operazione “Itaca” portata avanti contro capi e gregari del clan, accusati a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso, usura ed estorsioni, traffico di sostanze stupefacenti e armi. 
 
 
Generi di prima necessità ma anche un rosario e decine di immagini sacre sono stati trovati nel covo in cui si nascondeva Domenico Origlia. Si tratta di un nascondiglio ricavato all’interno di un armadio a muro. Per entrare nel covo bisognava azionare una mensola dell’armadio attraverso la quale si apriva una porta. I carabinieri da mesi controllavano i familiari di Origlia. Dagli accertamenti era emerso che l’abitazione aveva un sofisticato sistema di videosorveglianza. I familiari, poi, continuavano a ritirare i farmaci utilizzati dal latitante. L’abitazione, inoltre, non veniva mai lasciata da sola e dentro la struttura c’era sempre uno dei familiari del latitante. Tutti questi particolari hanno insospettito gli investigatori, che stamane hanno fatto irruzione nello stabile dove hanno scoperto il covo ed arrestato il latitante.
Alcuni vicini di casa, dopo l’arresto, hanno anche insultato i carabinieri che stavano portando via Origlia. Dagli accertamenti è emerso che l’uomo, dal luglio dello scorso anno, non era più uscito dall’abitazione dove ha trascorso la latitanza. Associazione a delinquere di stampo mafioso ed estorsione aggravata l’accusa che, nello specifico, pende contro Origlia che è stato rinchiuso nel carcere di Siano. 
 
A NAPOLI IL SECONDO LATITANTE – Stessa sorte per un altro esponente della criminalità del soveratese “beccato” nelle stesse ore di oggi nel capoluogo partenopeo. I carabinieri della compagnia Napoli Stella hanno, infatti, rintracciato Angelo Rossomanno, 34 anni, residente a Satriano, latitante dall’estate del 2011, in via Duomo, nell’abitazione di una donna di 47 anni già nota alle forze dell’ordine. L’uomo, alla vista dei carabinieri, ha tentato la fuga, nascondendosi in uno scantinato chiuso da una porta di ferro e con finestra con grate, nascosto dietro alcuni pannelli di legno. Ma il suo tentativo è stato inutile. 
Raggiunto e sottoposto a perquisizione, è stato anche trovato in possesso di una carta d’identità falsa. Rossomanno è nipote di Vittorio Procopio, 66 anni, ritenuto contiguo alla famiglia di ‘ndrangheta Gallace, attiva a Guardavalle, attualmente condannato all’ergastolo per associazione per delinquere di stampo mafioso e omicidio. Il latitante era ricercato dall’agosto 2011, quando, sottoposto agli arresti domiciliari per spaccio di stupefacenti, fece perdere le sue tracce. Il 28 settembre 2011 la Corte di Appello di Catanzaro ha emesso nei suoi confronti un decreto di latitanza. Rossomanno si trova ora nel carcere di Poggioreale, mentre la donna che lo avrebbe aiutato a nascondersi fino ad oggi è stata denunciata per favoreggiamento.
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