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SI parte da Porta Pirillo, una delle quattro porte da cui si accedeva al centro storico: le altre erano Porta Forgia perché vi erano i “forgiari” che lavoravano il ferro per costruire le armi, Porta Cafarone chiamata così dal nome della persona addetta alla sorveglianza della gente che ne usciva o ne rientrava e Porta Timpone, perché vicina ad un dirupo. Da Porta Pirillo, così chiamata perché la piazzetta antistante ha la forma di una pera, si percorre una breve via, un tempo affollata di botteghe artigiane per arrivare davanti alla Chiesa matrice dedicata a Santa Maria Assunta, con struttura a tre navate e due portali. Edificata nel XVI secolo è in stile rinascimentale con spunti barocchi. La torre campanaria, a forma quadrata, ha sulla sommità una cupola. Al suo interno si trova un antico organo recentemente restaurato. Da qui inizia la salita verso il Castello, tra antiche e sinuose stradine attorniate da modeste costruzioni in pietra, di tanto in tanto sovrastate da palazzi gentilizi con belle logge e pregevoli portali. Con una piccola deviazione si giunge alla seconda porta d’ingresso, quella della Forgia, dal cui spiazzo, con vista incantevole, parte un percorso pedonale che scende a valle. Durante l’ascesa si possono scorgere nella rupe numerosi anfratti, un tempo, forse, sede di insediamenti protomonastici e diverse cisterne e silos naturali. Salendo ancora, si arriva alla Chiesa della Castellanza così denominata perché un tempo al servizio del castello che la sovrasta.
Pur se semidistrutta dal terremoto del 1905, è suggestiva la visione della torre campanaria e del portale della facciata in pietra locale. La fatica della salita viene ampiamente premiata quando si giunge al Castello. Sulle pendici meridionali del monte S. Angelo, visibile da tutti i punti cardinali, sorge questo maniero a pianta quadrangolare, con due possenti torri cilindriche, destinate, l’una alla difesa dell’area verso il ponte levatoio e, l’altra destinata in parte a residenza del feudatario e in parte alla difesa della zona superiore. L’edificazione dell’impianto originario del castello è attribuito ai Normanni, ma il suo potenziamento e sviluppo si fanno risalire al periodo svevo ad opera dei baroni Petramala, da cui l’originario nome del borgo. Subì consistenti rifacimenti ad opera dei feudatari che si susseguirono, soprattutto dei Giannuzzi-Savelli che lo modificarono in vera fortificazione. L’edificio si sviluppava su tre livelli. Al primo livello, l’accesso principale con il ponte levatoio, al secondo livello una corte che ospitava una delle due grandi torri circolari, al terzo livello, situato nella zona più alta, si trovava la residenza del castellano. Incursioni dei pirati turchi, numerosi e catastrofici fenomeni sismici, lo resero sempre più vulnerabile e lo ridussero in rovina. Grazie ad un recente risanamento conservativo, si possono oggi ammirare le mura, le torri, alcuni ambienti interni, cisterne per la raccolta dell’acqua e silos per la conservazione delle derrate alimentari. Dal castello, seguendo una ripida discesa a gradinate con panorama splendido e passando sotto porta Cafarone, si ritorna, a Piazza Pirillo per raggiungere, ancora più giù, la Chiesa della Madonna della Consolazione riconoscibile dalle maioliche verde ed ocra della cupola bulbiforme del campanile. L’edificio seicentesco è stato restaurato nell’Ottocento; l’interno è decorato in stile neoclassico con avanzi di affreschi ottocenteschi di Raffaele Aloisio da Ajello.
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