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ANCHE sul palco del Primo Maggio a Roma Gildo Claps ha ribadito l’assoluta contrarietà della famiglia di Elisa al ritorno di Restivo in Italia. «Lì in Inghilterra la sua pena a 40 anni la sconterà tutta, qui in Italia non è certo». Ma la famiglia Claps non è la sola a opporsi alla proposta di rimpatrio – fatta dal Regno Unito per risparmiare – perchè sembra sia lo stesso Restivo a non avere alcuna intenzione di tornare.
Condannato a 30 anni per aver ucciso nel 1993 la studentessa sedicenne di Potenza, Restivo, infatti, spera ancora nella Corte di Cassazione per ribaltare una sentenza che in primo e secondo grado non è stata mai in discussione sia per l’efferatezza del delitto che per la personalità del detenuto. Ma nel frattempo chiede di restare dov’è.
Restivo si sta opponendo a un provvedimento firmato dal ministro all’Interno della Corona, Home Secretary, Theresa May, che ha deciso che il detenuto sia trasferito in Italia per fargli scontare la pena inflitta per il caso Claps. Il caso è incardinato davanti ad un tribunale di Bradford.
Si stima che la permanenza del detenuto italiano in Inghilterra (attualmente in un carcere dello Yorkshire) costi ai contribuenti inglesi circa due milioni di sterline. Restivo si è opposto e davanti ai giudici di oltre Manica e ha addotto motivazioni che riguardano le differenze tra i sistemi penitenziari.
I suoi legali hanno chiesto la permanenza in Inghilterra dove ha la residenza perchè la sua famiglia, con la moglie Fiamma ed i figli della donna nati da un precedente matrimonio, vive a Bournemouth, a centinaia di chilometri dal carcere.
L’accusa è di parere opposto in quanto nulla impedirebbe ai familiari di raggiungerlo in Italia. La difesa rincara la dose chiamando in causa le carceri italiane e le regole penitenziarie.
Per Restivo non sarebbe garantito il suo attuale diritto di telefonare alla moglie, ora può farlo più volte al giorno dalla cella di isolamento. Altra motivazione: le celle sono ritenute non idonee a tutelare i diritti dei detenuti, con un solo bagno per tanti uomini e con problemi di igiene e pulizia.
L’esperienza l’ha vissuta proprio durante il processo di appello a Salerno dove l’imputato si è difeso personalmente, ottenendo una consegna temporanea per il periodo del dibattimento.
«Ero solo in una cella mentre in quella accanto c’erano quindici persone», ha detto Restivo come riportato dalla stampa inglese. Tutti motivi che fanno dire ai suoi legali che non è rispettato lo “Human Rights Act” della legislazione inglese.
Restivo non intende quindi rientrare in Italia. La battaglia legale andrà avanti per settimane. In due Paesi gli viene presentato un conto risalente a molti anni fa. E’ il caso dell’omicidio di Elisa Claps, ventuno anni fa.
Soltanto nel 2010 i resti della ragazza sono stati trovati alla chiesa della Santissima Trinità a Potenza, nel sottotetto della canonica. La chiesa non ha più riaperto al culto. Da quel momento, inoltre, c’è stata la svolta giudiziaria perchè sono arrivati, nell’ordine, il fermo in Inghilterra, il mandato di arresto europeo da Salerno, la condanna in Inghilterra e i due gradi in Italia.
Dal ritrovamento dei resti nel sottotetto si sono sviluppati altri filoni giudiziari. A Potenza, in particolare, la famiglia Claps sta ascoltando con grande attenzione ciò che può emergere dal processo alle donne delle pulizie della chiesa sul presunto ritrovamento dei poveri resti avvenuto qualche mese prima di quello strano ritrovamento.
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