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LIBERTÀ o mediazione? I ragazzi non colgono, non possono cogliere, ma Marcello Pittella non parla solo a loro. Ci sono sindaci, dirigenti scolastici, giornalisti. C’è,soprattutto, la sua istintività. Che lo spinge ad esprimersi pensando, probabilmente, alla sua azione di governo, al suo partito, alla campagna elettorale in corso. E’ libero di sovvertire, o deve mediare su obiettivi e strategie? Non si sa quale sarà il futuro del Pd (in Italia), ancor meno si può immaginare quale sarà lo scenario lucano con l’espansione inevitabile del presidente contenuta, a volte avversata, dal suo stesso partito. Ma il futuro della Basilicata è ancora legato a questo magmatico partito? Forse non più a quello che è stato finora. Nell’attesa di orientare il nuovo, il governatore esce dal Palazzo, va in giro, spiega, incontra. Sente l’aria com’è. E se, appena entra nell’aula magna della scuola di Baragiano all’applauso dei ragazzi, che incontra per spiegare quanti soldi ha la regione Basilicata e come li spenderà, manca solo la canzoncina alla Renzi, è indubbio che dalle domande che gli rivolgono si leggono tutti i bisogni e le preoccupazioni sociali di chi – le domande – le ha ispirate. Povertà, lavoro, ambiente. La tassazione per una più equa redistribuzione sociale strappa un altro fragoroso applauso. Questi sono i figli della famiglie lucane di oggi. A casa i discorsi sono sempre gli stessi. Ci sono le scuole ma mancano collegamenti razionali per gli studenti tra un comune e l’altro. La card benzina? Il presidente vorrebbe destinarla “agli ultimi e ai penultimi”, ma anche quei soldi sono utili ai professori precari, dice la preside. Insomma serve tutto e pure il resto. Il consenso non è per nulla scontato. E i pregiudizi in agguato. La verità è che neppure un vero Robin hood oggi convincerebbe chi è in attesa. I ragazzi gli danno adrenalina, ma occorrono risposte. I lucani fuori dal circuito delle privilegi le pretendono dal governatore e il governatore le vuole da chi lavora con lui. Una bella girandola. Pittella chiama e preme: direttori generali, assessori, uomini di fiducia. A platee miste come quella di ieri (incontri anche in convento, alla fiera e con il mondo delle associazioni) Pittella deve spiegare che hanno ridotto la spesa istituzionale, che non sprecano le royalty, che stanno immaginando un reddito di inserimento (ne ha parlato altre volte, ma è un punto sospeso). Ma non basta. Ci sono precari ed espulsi dal lavoro da tutte le parti. E’ per questo che quando Freschi gli comunica una buona notizia esulta. Ma quale politica lo sostiene? Ora ci sono le elezioni e Pittella non vuole parlarne. Ripete solo che occorrevano le primarie a Potenza. Da solo non potrà mai farcela, giurano in molti. E meditando se convenga assecondare l’onda di un nuovo capo o trascinarsi in silenzi d’opportunità c’è chi pensa già al dopo voto. Servirebbe a qualcosa una nuova giunta regionale?
La giornata è lunga e inizia presto. La strategia mediatica è quella di comunicare partecipazione e condivisione. E’ questa, del resto, l’aria delle cose italiane. E Pittella la respira. Se sia solo l’estetica della politica o un modo nuovo di costruire rapporti è presto per dirlo. Lui cavalca il tempo, è la sua volta buona e non vuole sprecare occasioni. Girerà in questo mese tutta la Basilicata per “sbilanciarsi”, che puoi intendere come spiegare il bilancio o rischiare. La posta in gioco è il destino di una regione che potrebbe scomparire e che esprime anche nuovi orizzonti politici partiti da qui, come quello da poco aperto da Roberto Speranza. Insomma è tutto in evoluzione, come il cammino che il presidente fa prima in pullman e poi in auto, parlando lungo il tragitto con assessori e dirigenti e sindaci che lo aspettano lungo le tappe. Agenda fitta da smaltire, qualche emergenza imprevista, molti messaggi cui rispondere, uno da rileggere. E’ di Renzi. Cosa vorrà il premier dal governatore della Basilicata? Poi scappa qualche telefonata elettorale a bordo pullman, “ce lo chiede Gianni”, e anche il borbottio sull’acquario Pd arriva puntuale. Per fortuna si fanno anche incontri inattesi e belli. Come a Baragiano scalo. Una ragazza, piccolina, studentessa e barista. Si chiama Francesca Giovine, sa tutto sulle cinque “m” del caffè e mostra orgogliosa una targa che le hanno dato il primo maggio. Lo smile che indossa un po’ ci incoraggia.
l.serino@luedi.it
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