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GENTILE professoressa,  c’è solo un passaggio della sua lettera che non condivido, ed è quando lei dice di sperare che io non mi senta offeso dalle sue critiche. Lei non deve sperare, ne può essere certa. Chi mi conosce sa che non considero nemici tutti quelli che parlano contro di me. Ci discuto, se me ne danno l’opportunità,  e cerco di valutare tutto quello che di utile, di positivo e di propositivo viene espresso dal mio interlocutore.

Lei dice che al degrado di questa città, ho contribuito pure io. Come poterle dar torto, se Lei mette tutti insieme in un unico pollaio, stavolta sì, quelli che hanno avuto responsabilità decisionali da quelle che non le hanno avute?.

Si può essere tutti corresponsabili perché indossavano la stessa maglietta? Una banalità! E’ come se dicessi che al degrado della scuola ha contribuito pure Lei, nonostante in buona fede non abbia motivi o fatti per pensare che Lei abbia responsabilità dirette e personali. Lei che è una educatrice dovrebbe sapere che ingredienti del qualunquismo sono la genericità delle considerazioni, l’approssimazione nel racconto dei  fatti e soprattutto una dose massiccia di moralismo, che lei usa con un po’ di disinvoltura e qualche dimenticanza che a me non è familiare.

La disinvoltura con cui Lei offende 2400 persone di questa città , considerandoli tutti servi sciocchi perché sono andati a votare alle primarie, non è una cosa che le fa onore, né come persona, né come insegnante che dovrebbe rispettare uno strumento di democrazia. Quanto poi all’inevitabile riferimento a rimborsopoli, legittimo dal suo punto di vista di cittadino, aspetto di sapere se quello che come capogruppo ho fatto, in base ad una legge, era… legale o no e prenderò atto delle decisioni che verranno adottate.

Ma sappia che  non ho raccolto scontrini da terra né ho falsificato fatture. E, siccome Lei è una scrittrice, non deve scartare la possibilità, affatto romanzesca,  che qualcuno sulla vicenda abbia acceso tutti i riflettori a disposizione in modo da lasciare in ombra tutto il resto. Lei che passa per coraggiosa ed indipendente, non metta proprio Lei il dito davanti alla luna! Ecco che allora, parlando pacatamente e civilmente, io Le dico che mi candido perché voglio far uscire questa città dal cono d’ombra in cui è stata cacciata, voglio che sia una città di tutti e non di pochi, includente e non esclusiva. Faccio la mia battaglia alla luce del giorno e non mi aspetto che il mio cammino sia tappezzato di petali di rose.

Provo una certa delusione però quando vedo persone che potrebbero dare molto a questa città avventurarsi in analisi parziali, frutto più di impulsi che di ragionamenti . La saluto con rispetto.

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