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DOPO quasi un anno e mezzo il Tar ha azzerato il caso del Mulino Alvino, annullato il permesso a costruire e definito una bella gatta da pelare per l’Amministrazione comunale di Matera. Anche perchè un percorso è stato fatto ed ora tornare indietro o ripartire diventerà certamente più complicato e difficile. Certo il mega progetto del Mulino Alvino, oggi, alla luce della sentenza del Tar assume ancora di più l’aspetto di un grande bluff. Che non raggiunge i suoi obiettivi nè per il pubblico nè per il privato. Soprattutto, anche in presenza di una legge particolare come la 106, il Tar ristabilisce l’idea che la competenza della pianificazione urbanistica soprattutto in presenza di varianti e senza norme chiare diverse debba appartenere al Consiglio comunale.

E’ questo di fatto il fulcro di un dibattito che ha molto di politico e che certo oggi non mette nella miglior posizione l’Amministrazione comunale. Il sindaco Adduce ieri non si è sottratto ad un primo commento a caldo sulla sentenza appena uscita del Tar: «mi pare che la sentenza non affronti il merito della questione su cui si è sorvolato, si tratta quasi esclusivamente la parte relativa alla competenza del Consiglio comunale, è questo il tema su cui si sono applicati e la legge dunque, non consentirebbe il parere del solo dirigente.

Eppure nella stessa sentenza del Tar si dà atto al Comune di aver interpellato chiedendo un parere all’ufficio del Ministero di Economia e finanzie che diceva cosa diversa da quella che ha detto il Tar.E’ la dimostrazione che si tratta di un argomento discutibile.

La ratio della legge» spiega ancora il primo cittadino, «spiegava a chiare lettere che la necessità era quella di accelerare le procedure per arrivare a queste autorizzazioni».

L’effetto invece che nasce dalla sentenza del Tar è ben diverso e porta ad annullare il permesso a costruire e dunque tutte le scelte fatte fino ad ora. Sotto un profilo politico il sindaco sottolinea come «già è previsto nel calendario del Consiglio comunale di affrontare la questione della legge 106 e della relativa commissione, a questo punto credo che si possa aggiungere nell’ambito del confronto anche questo argomento. Bisognerà capire cosa i consiglieri decideranno di fare. Io credo» aggiunge ancora il primo cittadino, «che non vada dimenticato un fatto essenziale e cioè che la priorità da cui siamo partiti rimane quella della salvaguardia di Mulino Alvino. Noi dobbiamo essenzialmente capire come è possibile salvare il Mulino Alvino e difendere senza perdere la memoria storica di un intero settore».

Insomma la questione sembra essere inevitabilmente destinata ad essere ancora affrontata anche se il punto di partenza sarà essenzialmente differente vista la sentenza del Tar. Ma a questo punto non paiono essere molto le opzioni che si dovranno presentare per affrontare una questione che lascia il pallino direttamente al Consiglio comunale.

Nel frattempo però potrebbe subentrare anche l’opzione di un ricorso ed è lo stesso sindaco, in attesa di capire cosa deciderà di fare l’azienda, a spiegare che «noi valuteremo attentamente ciò che si deve fare, è altrettanto chiaro che cercheremo di difendere la posizione che l’Amministrazione ha tenuto e preso fino a questo momento».

Insomma non è stato ancora deciso nulla ma l’opzione di un ricorso direttamente dell’Amministrazione al Consiglio di Stato non è da scartare. Il dato politico invece quello rimane evidente a tutti, sul Mulino Alvino si poteva avere probabilmente una diversa e maggiore accortezza e permettere ad un provvedimento già controverso di passare dal suo luogo naturale, visto che si tratta di una variante, cioè il Consiglio comunale.

«Per noi è una decisione importante e ora dobbiamo entrare nel dettaglio e capire cosa fare ancora» ha spiegato brevemente Marino Trizio di Città Plurale senza entrare nel dettaglio del provvedimento ma confermando la soddisfazione per una sentenza che di fatto accoglie buona parte delle richieste avanzate.

p.quarto@luedi.it

 

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