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POTENZA – C’è anche la gelosia tra i possibili moventi della gambizzazione di Sergio Cassotta, sabato sera all’ingresso del centro commerciale Arcobaleno di Melfi.
Oggi il suo aggressore comparirà in Tribunale a Potenza per l’udienza di convalida dell’arresto, effettuato dagli agenti del commissariato di Melfi poco dopo l’accaduto.
Luciano Grimolizzi, 34enne già noto alle forze dell’ordine, ha sparato 4 volte lasciando dietro di sè altrettanti bossoli calibro 45 sotto l’occhio di una telecamera di sorveglianza che ha ripreso tutto. Ha colpito alle gambe ma l’ipotesi d’accusa – al momento – resta quella di tentato omicidio e porto d’armi abusivo, motivo per cui non è escluso che davanti al gip Amerigo Palma e al pm Maria Alessandra Pinto Grimolizzi proverà a spiegare l’accaduto per ridimensionare il suo gesto.
Intanto tra le persone informate sui fatti sentite dagli investigatori della sezione anticrimine della squadra mobile di Potenza c’è stata anche sua moglie.
La donna avrebbe avuto un diverbio sabato mattina con Sergio Cassotta, impiegato come vigilante nel centro commerciale, a cui sarebbe scappata qualche parola di troppo. La causa scatenante – a quanto pare – sarebbe stata un parcheggio. Di qui il chiarimento preteso dal marito qualche ora più tardi, che è degenerato quando Cassotta gli ha tirato uno schiaffo. A quel punto, infatti, Grimolizzi si sarebbe allontanato per tornare pistola in pugno e fare fuoco senza dare all’altro nemmeno il tempo di reagire. Poi se n’è andato a casa dove ha aspettato la polizia. Ma non prima di aver fatto sparire l’arma.
Grimolizzi, assistito dall’avvocato Michele Mastromartino, è già imputato nell’ultimo processo avviato dall’antimafia potentina nei confronti dei clan del Vulture assieme allo stesso Sergio Cassotta. Solo che quest’ultimo deve rispondere di associazione mafiosa ed estorsione assieme al fratello minore Massimo e al suo figlioccio Giuseppe Caggiano. Mentre lui è accusato di estorsione assieme a Michele Morelli e Donato Prota, indicati come i killer di un altro dei fratelli Cassotta, Bruno Augusto, a ottobre del 2008, e tutt’ora in appello dopo l’assoluzione in primo grado.
l.amato@luedi.it
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