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E’ STATO un peccato vedere lo smontare dei palchi allestiti all’aperto. Le previsioni meteo, però, non erano le migliori. Ma ci si poteva tentare la fortuna a rione Cocuzzo. A tutela dell’incolumità dei 120 figuranti con addosso abiti realizzati dalle sarte del gruppo parrocchiale, tuttavia, è stata preferita la scelta di inscenare lo spettacolo in chiesa.
Era gremita l’assemblea in questo appuntamento, unico in città, organizzato dalla parrocchia “Maria Santissima Immacolata” insieme al comitato “Grandi eventi parrocchiali”. A promuovere l’evento, inoltre, la Regione, l’Apt, la Provincia e il Comune di Potenza. Giunti alle 15, ha preso il via la quattordicesima edizione della Sacra rappresentazione vivente della Passione di Cristo “Passio Christi”.
«Ripercorriamo le ore di quel giorno tragico e santo – ha dichiarato il parroco don Donato Lauria – in cui l’arroganza e la superbia sembrarono aver la meglio sul Salvatore». A segnare il fatale destino del Messia è la menzogna. Come accadeva, in apertura del sipario, al profeta Giobbe (interpretato da Carlo Rafaniello) poco rassegnato per la perdita dei suoi beni, dei suoi figli e per la sua malattia. Ed ecco sotto i riflettori: la povertà spirituale (Adele Brucoli), morale (Simona Raho) e materiale (Rossana Penna). Le tre figure allegoriche, con a seguito cenni musicali trionfanti, accentuavano l’allontanamento da Dio di Giobbe, orchestrata dal malefico Satan. Proprio le menzogne del maligno inducevano Giuda a tradire Gesù, facendolo arrestare per blasfemia dai soldati romani nell’orto degli ulivi. Regnava, dunque, lo spirito di fandonia nell’antica Gerusalemme come nel Sinedrio dove il Messia veniva condotto da Caifa (messo in scena da Gianni Pelliccia). L’adunata dei sommi sacerdoti, presieduta da Anna, contestava l’arrestato riferendosi all’annuncio della salvezza dell’umanità. Nicodemo era l’unico a difenderlo. Gesù, intanto, non proferiva alcuna parola. Il giudizio, quindi, passava nella mani del governatore romano, Ponzio Pilato (impersonato da Raffaele Logiurato) avvicendato dalla moglie Claudia (Donatella Tancredi). Il prefetto di Giudea lo interroga a ripetizione sulla verità di essere figlio di Dio. Il silenzio dell’accusato celava la sua amarezza per l’accusa di eresia rivendicata dal popolo. Spazientito, Pilato manda l’uomo da Erode, interpretato da Nicola Cervone . I seguiti di domande del regnante sulla presunta buona novena non hanno risposta dall’imputato. L’ira fa rompere a terra un bicchiere.
Di nuovo davanti a Pilato, Cristo veniva picchiato dai soldati. Rispetto a lui, il popolo preferisce la libertà di Barabba. Di seguito, il lavaggio delle mani e la condanna a morte sostenuti da avvincenti colonne sonore. Sul volto funereo di Satan (impersonato da Diego Sileo) era evidente l’aria di goduria. Proseguiva la sofferenza di Gesù che veniva massacrato lungo il cammino dalla milizia romana. Sfinito a terra per la pesantezza dell’asse della croce e il sangue che colava a picchi per la corona di spine in testa, ad aiutarlo ci pensa il Cireneo. L’epilogo è sul Calvario messo in croce con i due ladroni con ai piedi Lucia Sabia in lacrime nella parte Maria. Un finale vissuto come atmosfera di redenzione dai tanti fedeli presenti. Ancora un successo della Via Crucis di rione Cocuzzo, secondo Carlo Rafaniello in arte Giobbe.
«E’ una emozione intensa – ha detto Rafaniello – per tutti noi dello staff lo viviamo come occasione di crescita spirituale». E’ stata l’ultima comparsa per Giuseppe De Marco nelle vesti di Gesù. «Sono tanti anni – ha detto De Marco – che interpreto con gioia questo ruolo. Mi aiuta sempre la meditazione costante della Sacra scrittura lasciandomi illuminare dai momenti più intensi della vita del Cristo».
E’ la sete di fede ad espiare le persone per la caduta dei valori. La popolosa comunità rionale segue, appunto, l’insegnamento di Papa Francesco.
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