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«Nessuno si allarmi, ma nessuno sottovaluti». Anche perché in un territorio ricco come il Metapontino non è il caso di sottovalutare alcuni segnali che si sono susseguiti negli ultimi mesi.
La presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi (Pd), rispondendo alle domande dei giornalisti dopo la visita a Matera, ha riassunto le prime impressioni dei componenti dell’organismo che si è riunito per approfondire la situazione del Metapontino e i pericoli a cui è esposto dal punto di vista della criminalità organizzata.
La visita arriva dopo le ultime indicazioni contenute della relazione dell’antimafia e dopo alcuuni incendi che hanno colpito aziende e imprese del luogo.
«La mafia si trova anche dove non c’è – ha spiegato Bindi – e in una zona ricca come il Metapontino è necessario tenere alta l’attenzione. In parte siamo stati rassicurati dagli elementi raccolti ma è chiaro che non si può escludere la presenza dei clan nella zona».
Bindi – che ha avuto gli incontri insieme ad altri componenti della Commissione – ha annunciato che nei prossimi giorni si svolgeranno a Roma le audizioni del Procuratore della Repubblica di Matera e del nuovo Procuratore distrettuale antimafia: «La collaborazione fra le due Procure – ha aggiunto – è fondamentale per ottenere risultati e per svolgere indagini con un approccio di tipo sistemico».
La presidente della Commissione antimafia ha inserito fra i «dati poco rassicuranti» lo scarso numero o l’assenza completa di denunce nel Metapontino e ha chiesto
«attenzione» dopo la remissione in libertà, per aver scontato la pena, di alcuni detenuti condannati per associazione per delinquere di tipo mafioso. Bindi ha detto che «fra le preoccupazioni che abbiamo raccolto una particolare evidenza ha ricevuto quella della ‘difesà delle aziende agricole del Metapontino, una delle ricchezze dell’area».
La Commissione antimafia, che è tornata a Matera dopo una visita avvenuta negli anni ’90, all’indomani di una serie di omicidi a Montescaglioso (Matera), ha ascoltato rappresentanti delle forze dell’ordine, il prefetto, magistrati, rappresentanti delle organizzazioni agricole e del distretto agroalimentare e di «Libera».
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