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SUL web ha scatenato l’indignazione generale: in Italia è nata la prima laurea magistrale in geologia degli idrocarburi, una facoltà specifica nel settore delle estrazioni, realizzata in collaborazione con Eni. Ma non avrà sede in Basilicata, come sarebbe stato legittimo aspettarsi nella regione che contribuisce per il 15 per cento all’approvvigionamento energetico del Paese, e che custodisce il più grande giacimento su terraferma dell’Europa occidentale, dal cui sfruttamento Eni ricava più di cento mila barili al giorno.
No. La nuova facoltà, inaugurata venerdì scorso, avrà sede a Perugia.
Per iniziativa dell’Università umbra, l’ateneo noto soprattutto per l’elevata capacità di attrarre studenti stranieri.
Ma anche e soprattutto con il riconoscimento e sostegno dalla società del cane a sei zampe. Al corso di laurea magistrale possono iscriversi studenti con laurea triennale di primo livello provenienti da altre università italiane.
Le lezioni saranno in lingue inglese.
Per gli studenti stranieri Eni mette a disposizione una borsa di studio di 10.000 euro, «per favorire – si legge sul quotidiano “Umbia24” che ne dà notizia – per favorire la partecipazione di studenti provenienti dai paesi verso i quali esiste un forte interesse di cooperazione e formazione da parte di Eni E&P”.
Paesi in cui, evidentemente, Eni è presente con le proprie attività.
Per i lucani, una vera e propria beffa. Che non solo non possono vantare il corso universitario presso l’Università di Basilicata (dove per altro la facoltà di Geologia è attiva), ma che a Perugia sarebbero considerati al pari di tutti gli altri studenti, senza alcun tipo di beneficio particolare. Soprattutto perché gli studenti avranno la possibilità di svolgere attività di stage, tirocinio e preparazione della prova finale presso le strutture Eni e E&P,«con facilitazione di inserimento nel mondo del lavoro», si legge nella nota dell’università.
Ma dove nasce l’iniziativa? Da quella convenzione attivata già nel 2009, che aveva portato all’attivazione di un corso di laurea nell’ambito di ‘Progetto Geologia. Che aveva visto coinvolti vari atenei italiani. Di certo non quello lucano. Ma l’Unibas, che riesce a garantirsi la sopravvivenza solo grazie ai proventi del petrolio, con un trasferimento annuale di dieci milioni di euro non ha mai avviato alcun tipo di collaborazione di questo tipo, nè con Total, nè con le alte compagnie del petrolio presenti sul territorio.
Eppure non si fa che parlare della necessità di legare la formazione ai profili professionali ricercati dalla imprese che lavorano nel settore del petrolio.
Soprattutto per garantire la possibilità di nuova occupazione, per profili più qualificati.
Una richiesta all’ordine del giorno tra quelle avanzate dai sindacati.
Solo che, venerdì scorso, mentre Cgil, Cisl e Uil protestavano a Viggiano contro Eni, a Perugia, proprio in contemporanea, si facevano i fatti, con l’inaugurazione del nuovo corso di laurea.
m.labanca@luedi.it
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