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POTENZA – In un caso avrebbe intascato denaro da un imprenditore per una mazzetta – inesistente – destinata alla Commissione tributaria. In un altro voti dietro la promessa di un posto di lavoro. Non un posto qualunque però. Ma nei servizi segreti. Grazie ai suoi “agganci” nelle forze dell’ordine, e col viceministro dell’Interno Filippo Bubbico.

E’ accusato di millantato credito e voto di scambio Sergio Lapenna, noto avvocato potentino 49enne ed ex consigliere regionale.

LE PARTI ROVESCIATE

Ieri gli è stato notificato l’avviso di chiusura delle indagini della Procura di Potenza, partite a dicembre da una sua denuncia. Un rovesciamento sorprendente, per un caso che il Quotidiano aveva portato alla luce a gennaio quando il vescovo del capoluogo era stato sentito dagli inquirenti come persona informata sui fatti.

Assieme a Lapenna è indagato anche l’ex “amico” Antonio Guglielmi, trentenne potentino con un trascorso turbolento e un presente di addetto alle pulizie dell’ospedale San Carlo.

Per entrambi i pm Laura Triassi e Francesco Basentini ipotizzano strane operazioni elettorali in occasione delle consultazioni di novembre per il rinnovo del consiglio regionale.

IL MERCATO E 007

Lapenna, a caccia del secondo mandato dopo quello concluso nel 2010 e la mancata rielezione con Forza Italia, sarebbe arrivato soltanto quarto tra i candidati della lista di Realtà Italia con 1.100 preferenze. E manco tutte “buone”, stando a quanto già ammesso da Guglielmi, che gli avrebbe assicurato un pacchetto di «circa 650 voti» telecomandati, composto da amici, parenti, colleghi e varia gente.

In cambio il bravo “cliente” dell’avvocato avrebbe preso per oro colato una promessa, che in realtà non sarebbe stata altro che “fumo”. Di questo sono convinti magistrati e investigatori.

In pratica Lapenna avrebbe prospettato a Guglielmi come ricompensa «una somma di denaro di alcune decine di migliaia di euro», più la possibilità di diventare il prossimo James Bond, entrando a far parte dei «servizi segreti» italiani. Non che il candidato si spacciasse a sua volta per uno 007 o un fantomatico signor M, sia ben chiaro, ma perché gli avrebbe fatto credere di avere gli “agganci” giusti per raccomandarlo all’interno delle forze dell’ordine, e in particolare con un lucano molto influente: il viceministro piddino dell’Interno Filippo Bubbico.

LA DENUNCIA

Questo gioco, o presa per i fondelli (dipende da che punto di vista lo si guarda), sarebbe andato avanti per diverso tempo, quasi un paio d’anni. Fatto sta che a urne chiuse sarebbe arrivato il momento della resa dei conti. Ed è allora, che Lapenna si è presentato dai carabinieri e ha denunciato Guglielmi per estorsione.

Ai militari l’avvocato ha raccontato di avergli consegnato quasi un milione di euro, serviti in gran parte per l’acquisto di 3 appartamenti vicini alla casa della madre. Ha spiegato che il suo “incubo” fatto di pressioni psicologiche, violenze e intimidazioni da parte di Guglielmi sarebbe iniziato nel 2009, dopo una frequentazione amichevole durata 4 anni, e lo avrebbe costretto a prendere in prestito tutti quei soldi da amici e clienti del suo studio legale, inclusi diversi noti imprenditori di Potenza e non solo.

Per pagare il suo aguzzino Lapenna si sarebbe rivolto anche al vescovo del capoluogo, monsignor Agostino Suberbo, che è stato convocato in Procura proprio per questo e ha detto di aver attinto al fondo caritatevole della diocesi per un prestito a un amico in difficoltà. Salvo che al momento di restituirli l’amico avrebbe cominciato a temporeggiare fino a negarsi al telefono.

L’uscita in pubblico di Lapenna è arrivata subito dopo, col riconoscimento del debito con la diocesi e l’offerta a tutti i suoi creditori del corrispettivo della vendita dei 3 appartamenti.

Infatti nei giorni successivi alla denuncia Guglielmi aveva già provveduto a restituirglieli. Un comportamento insolito per un presunto estorsore, che una volta seduto di fronte ai Pm assieme al suo difensore, l’avvocato Maria Scavone, ha vuotato il sacco. Così è venuta a galla la storia del posto da 007, e quello a cui sarebbe servita parte di quei soldi presi “in prestito”.

L’UOMO DELLE ENTRATE

«A seguito di un contenzioso tributario pendente presso la commissione tributaria di Potenza riguardante la CM Pitturazioni di Marco Cerverizzo – spiega il capo d’imputazione notificato a Lapenna – millantando credito con un funzionario dell’Agenzia delle entrate di Potenza si faceva dare da Cerverizzo la somma di 10mila euro che, secondo quanto prospettato dal Lapenna al Cerverizzo, era una parte della somma pari a 25mila euro richiesta da predetto pubblico ufficiale per risolvere la quesione tributaria».

GLI APPALTI

Tornando invece al “mercato” delle scorse regionali, gli investigatori hanno individuato anche altre persone avvicinate in cerca di voti con la promessa di un miglioramento lavorativo per la moglie o di un posticino per il figlio.     . Mentre un imprenditore come Giovanni Basentini avrebbe raccolto l’impegno che il candidato «in caso di affermazione elettorale “si sarebbe prodigato” per agevolare l’affidamento di “alcuni lavori pubblici o privati”».

l.amato@luedi.it

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