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POTENZA – La Commissione Parlamentare Antimafia sarà in missione a Matera mercoledì per un approfondimento con i vertici delle forze di polizia e della magistratura sulla situazione della criminalità organizzata in Basilicata.

Nel palazzo della Prefettura, a partire dalle ore 9, si svolgeranno le audizioni del Prefetto, del Questore, del Comandante Provinciale dei Carabinieri, del Comandante Provinciale della Guardia di Finanza.

Alle ore 10,30 verranno sentiti il Procuratore della Repubblica di Matera ed il Procuratore della Repubblica di Potenza con alcuni magistrati della Dda. Poi sarà il turno dei rappresentati di alcune associazioni attive sia nell’antimafia che nel contrasto al traffico di rifiuti.

A conclusione dei lavori della Commissione, avrà luogo una conferenza stampa con la presidente Rosy Bindi.

A sollecitare la visita della delegazione in Basilicata, e la scelta della destinazione, sarebbe stato l’allarme scattato di recente per alcuni attentati a danni di imprese locali, in particolare quello avvenuto agli inizi di marzo nella struttura ricettiva “I giardini della corte”, utilizzata perlopiù per banchetti e matrimoni, che si trova a ridosso della statale che collega Matera ad Altamura, nell’area nord della città dei Sassi.

In proposito nei giorni successivi era stata presentata anche un’interrogazione al Ministro dell’Interno da parte del deputato lucano di Forza Italia Cosimo Latronico. 

Ma è difficile che l’oggetto delle audizioni non tocchi l’ormai annosa polemica tra Direzione distrettuale, Direzione nazionale antimafia e Procura di Matera.

L’ultimo capitolo del “derby” tra uffici giudiziari risale a meno di due mesi fa dopo le considerazioni dell’ultima relazione della Dna in cui si accennava a un problema «di comunicazione» tra magistrati che ormai avrebbe oltrepassato i confini della regione.

Per tutta risposta il procuratore capo di Matera ha denunciato pubblicamente le «giaculatorie» e la pubblicazione di «notizie che dovrebbero essere coperte dal segreto d’indagine». Una stoccata che è apparsa rivolta direttamente all’autore del capitolo sulla Basilicata della relazione sul contrasto ai clan nel 2013.

Oggetto del contendere è sempre la gestione dei fascicoli sugli incendi e i danneggiamenti, che non smettono di ripetersi nel metapontino.

La questione era emersa già nel 2011, quando a capo della Direzione distrettuale antimafia c’era ancora Giovanni Colangelo. Ma da allora continua a riproporsi identica nei bilanci annuali tracciati dai magistrati di coordinamento tra gli uffici giudiziari periferici e la superprocura guidata da Franco Roberti.

Si tratta di fatti slegati l’uno dall’altro, come sostiene la Procura di Matera, secondo un approccio al fenomeno che è già stato definito «parcellizzato»?

Oppure dietro a ognuno di loro c’è la mano di un’organizzazione criminale a livello della ‘ndrangheta, dei clan pugliesi e di quelli che un tempo si chiamavano basilischi, come invece sospettano i pm della Dda di Potenza?

A livello processuale il dubbio resta irrisolto. Intanto, però, la relazione della Direzione nazionale antimafia usa parole molto esplicite per descrivere la situazione.

«Lo sviluppo delle indagini – ha scritto la dottoressa Elisabetta Pugliese – appare condizionato o, quantomeno, rallentato dalla perdurante e ormai annosa resistenza della Procura della Repubblica di Matera a fornire alla Dda atti di fascicoli incardinati presso detta Procura della Repubblica e ripetutamente richiesti dalla Dda di Potenza».

A proposito delle «le difficoltà comunicative tra la Procura distrettuale e quella materana» viene spiegato che all’apparenza «sembrano essersi acutizzate ed estese anche ai rapporti tra la Procura territoriale e la Direzione nazionale». Motivo per cui non resterebbe altro che augurarsi che l’approccio “minimalista” degli inquirenti della città dei Sassi corrisponda allo stato dei fatti. Per quanto sul punto solo i mezzi a disposizione dei colleghi potentini potrebbero fornire risposte più approfondite.

Breve e decisa la risposta del procuratore Gravina: «La procura di Matera ha un atteggiamento conforme alle norme di piena apertura verso gli altri inquirenti nel rispetto del principio di reciprocità dello scambio di atti e informazioni e nel rispetto dei principi di competenza e segretezza delle indagini».

Tanto per negare l’esistenza di «alcuna barriera» tra gli uffici inquirenti in Basilicata.

Poi l’attacco sui modi, che comprende anche il merito della questione, da parte di chi ritiene «che il contrasto al crimine si debba svolgere con i fatti e con i processi piuttosto che con la replica di giaculatorie».

Anche di questo dovranno occuparsi i parlamentari in visita in Basilicata.

 

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