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CROTONE – Serve altro per darsi una mossa e procedere alla bonifica di un’area già inclusa nel sito d’interesse nazionale? I periti Lucia Collina e Mario Sunseri lo hanno dichiarato ieri in aula, davanti al gip Michele Ciociola, che i veleni sepolti nella discarica dell’ex Montedison, autorizzata soltanto per inerti, sono pericolosi e possono aver rilasciato, forse per decenni, sostanze nocive nell’aria e nella falda. Si spazia dall’amianto alla radioattività a tutta una serie di sostanze cancerogene che potrebbero essere finite nel ciclo biologico. E forse c’è una risposta sul perché a Crotone si muoia così spesso di tumore, e il trend sia in aumento stando ai dati forniti due mesi fa al Quotidiano dal reparto di Oncologia dell’ospedale, a conferma di quanto acclarato dal rapporto Sentieri del 2011 (fonte Istituto superiore di sanità) che però, nel rilevare un eccesso di morti per neoplasie, si ferma al periodo tra il ’95 e il 2002. Quella risposta, probabilmente, è contenuta nella perizia sulle cosiddette “pietre del diavolo”, depositata nell’ambito di un procedimento penale a carico di 35 ex dirigenti dell’Eni.
Ieri, al quesito posto dal procuratore Raffaele Mazzotta nel corso di un incidente probatorio, i periti hanno risposto che tutti i materiali analizzati, anche se non ecotossici, sono pericolosi perché «in grado di cedere contaminanti di natura chimica» ma anche che non è escluso che il terreno superficiale schermi eventuali emissioni e, di conseguenza, che non è esclusa «un’elevata concentrazione di radioattività di origine naturale dovuta ad uranio, tonio e rispettivi discendenti».
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