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CINQUEMILA euro al mese a tre luminari della cardiochirurgia. Questa la cifra che l’Aziendaa ospedaliera San Carlo dovrà sborsare per fare fronte alle criticità prenti all’interno dell’Unità operativa diretta da Nicola Marraudino e dove prestano servizio ben nove professionisti.

Criticità, sia ben chiaro, che nulla hanno a che vedere con le prestazioni erogate. Il problema che i tre luminari – Mario Viganò, Maurizio Cotrufo e Tiziano Gherli – dovranno affrontare e risolvere sono legati alle tensioni e alle conflittualità che, cominciate con Sergio Caparrotti, sono nel corso degli anni andate via via peggiorando.

E così con delibera del 24 marzo scorso il Direttore generale Giampiero Maruggi si è visto “costretto” a ricorrere a “un audit – così si legge nella delibera – scientifico, clinico e organizzativo”. Tradotto i tre luminari dovranno verificare e valutare quanto accade tra i medici in servizio a cardiochirurgia e cercare di trovare una soluzione.

Perché affidarsi a tre esterni e sborsare ogni mese 15.000 euro?

Presto detto. Si tratta di un monitoraggio che non potrebbe mai essere svolto da nessuno interno al San Carlo, onde evitare che possano essere mosse accuse di parzialità nei giudizi. Insomma è necessario ricorrere a un soggetto – nello specifico saranno tre – super partes e questo al fine di garantire una oggettività di giudizio.

E questo onde evitare ulteriori contestazioni da parte del cardiochirurgo X piuttosto che del cardiochirurgo Y.

Ché di beghe a oggi ce ne sono già parecchie alcune sfociate “in condotte diffamatorie – si legge nella deliberazione del Direttore generale – a cui si sono anche aggiunte richieste risarcitorie di varia natura e a vario titolo nei confronti dell’Azienda ospedaliera regionale».

Richieste risarcitorie che ammontano a circa 1,5 milioni di euro ma anche una serie di ricorsi di “varia natura” alla magistratura.

Insomma il reparto di cardiochirurgia nato con Ugo Tesler – a lui il merito di avere dato lustro al San Carlo come centro di eccellenza per le patologie del cuore – dopo l’addio di Sergio Caparrotti –  addio dovuto un po’ alle indagini sulla sanità a suo tempo condotte dal sostituto procuratore Woodcock e un po’   perché  come scrisse nella lettera d’addio che il Quotidiano pubblicò “l’ambiente gli era ostile, troppe chiacchiere e troppi veleni” – oggi si è trasformato in un terreno di scontro tra i vari medici che vi lavorano. Uno scontro che è andato avanti anche quando il primario era Roberto Gaeta e che prosegue ancora oggi con Marraudino.

Tra  vertenze al giudice, accertamenti dell’Ispettorato del lavoro, contestazioni dell’Azienda ospedaliera la situazione tra i sanitari in forze all’Unità operativa di cardiochirurgia è sempre molto tesa.

E così, a mali estremi, estremi rimedi.

Toccherà a Viganò, Cotrugo e Gherli – i tre garantiranno ogni mese la loro presenza per due o tre giorni e – venire a capo di quella che tra  molti sanitari del San Carlo viene sintetizzata con: «A cardiochirurgia? Fanno  tutti le primedonne».

Inaccettabile giocare a primeggiare quanto sarebbe più logico e soprattutto più confacente al “Giuramento di Ippocrate” fare gruppo, lavorare insieme, collaborare. Magari un bagno di umiltà a qualcuno farebbe più che bene. E male neanche farebbe prendere esempio da Ignazio Olivieri, dirigente dell’Unità operativa di Reumatologia, e dalla sua squadra.

Invece il Direttore generale Giampiero Maruggi si è visto “costretto” a fare intervenire tre luminari quasi fossero i caschi blu dell’Onu.

a.giammaria@luedi.it

 

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