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POTENZA – Ci sono pochi ma fondamentali ingredienti in questa storia. Ci sono sette ragazzi, c’è il Progetto Policoro e la diocesi di Potenza. E poi tanto coraggio. Perchè è quello che ci vuole in questo momento difficile, dove i ragazzi sono senza lavoro e si sentono persi. E invece Raffaella De Nicola, Salvatore Colucci, Francesco Mancino, Vincenzo De Lorenzo, Giovanni Rosa, Alberto Bellini e Abdelssalam El Messoudi ci hanno creduto nel loro progetto e quando la diocesi di Potenza ha messo loro a disposizione lo spazio in comodato d’uso, loro ci hanno messo il cuore. E’ nata così la cooperativa sociale “Il volto”, che oggi gestisce un ostello pensato, in particolar modo per i tanti familiari che devono accompagnare pazienti al San Carlo di Potenza, ma ovviamente la struttura è aperta a tutti.

«Ci sono persone che devono restare qui a Potenza magari per mesi – spiegano – e la spesa che devono affrontare è spesso assai esosa. Così abbiamo pensato di rispondere con un atto concreto a un bisogno della comunità. E’ lo spirito, del resto, che anima il Progetto Policoro: creare occupazione ma seguendo lo spirito evangelico. E noi non puntiamo certo a diventare ricchi, ma a vivere dignitosamente grazie al nostro lavoro offrendo, al contempo, un servizio alla comunità».

Lo spazio è ampio – l’antico istituto delle Gerdomine, in via Sanremo 100/A – e da un paio d’anni era fermo. E così i ragazzi raccolgono la sfida.

«Non si tratta – spiega Raffaella – solo di un’occasione di sviluppo fine a se stessa, ma si tratta di un’iniziativa sociale per la comunità».

Attualmente l’ostello può ospitare 44 persone a prezzi assolutamente accessibili: 20 euro a notte e si sta lavorando per avere una Convenzione con l’ospedale San Carlo per poter andare ancor più incontro alle esigenze degli ospiti. E tutto con l’assoluta garanzia di igiene, perchè viene garantito a tutti il cambio di lenzuola e una coppia di asciugamani. Una struttura pensata anche per ospitare persone con disabilità, con un ampio parcheggio e un bel parco verde.

«All’interno dell’ostello – spiega Francesco – alcuni posti letto sono riservati, in convezione con la Caritas, alla prima accoglienza di persone che si ritrovano improvvisamente senza tetto».

«E poi c’è l’esperimento di orto sociale – dice Raffaella – la valorizzazione del terreno circostante realizzando un’area verde attrezzata e una destinata a piccole coltivazioni». E lo spazio per immaginare mille altre iniziative c’è, così come non mancherà il lavoro da fare. «Non esistono formule magiche per creare lavoro – dice Raffaella citando don Mario Operti – Occorre investire nell’intelligenza e nel cuore delle persone». Ed è quello che qui si è avuto il coraggio di fare.

a.giacummo@luedi.it

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