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«E’ tempo di cambiare aria». Sono sei le associazioni che, riunite per difendere la propria salute, ieri mattina in piazza Vittorio Veneto hanno voluto condividere con i cittadini le informazioni sulle emissioni provocate dalla combustione del pet coke e da tutti gli scarti lasciati fluire nell’aria di Matera. Lo hanno fatto animando piazza Vittorio Veneto con t shirt a tema e palloncini colorati ma soprattutto invitando a parlare Renato Brucoli, autore del libro “Mal’aria. Storie di fango e di mattoni”, basato sul caso dell’azienda di Terlizzi che fa capo al gruppo Scianatico. Una piazza più interessata avrebbe reso giustizia all’impegno di tutte le associazioni a tutela della salute della città. Il racconto di Brucoli, sullo stabilimento pugliese ormai chiuso, è emblematico: «Da noi, la magistratura è stata molto attenta, ha approfondito, a cominciare dal dottor Savasta del tribunale di Trani – spiega subito – le analogie con il caso di Venusio sono tante, a cominciare dalla proprietà dello stabilimento che è la stessa. C’è poi la vicinanza al nucleo urbano. Queste realtà hanno operato in modo incontrastato fino ai primi monitoraggi pubblici dell’Arpa. Dal 2004 in poi, le cose sono cambiate. I dati hanno segnalato elementi drammatici: secondo Giovanni Zapponi, epidemiologo, ha sostenuto che tra il 1981 e il 2001 la mortalità da cause inquinanti è stata superiore di 322 unità rispetto ai dati del comune più vicino che alla media regionale. Nel monitoraggio del 2004, nascosti per un anno dal sindaco dell’epoca con delega all’ambiente, emerse che fra agosto e settembre le polveri sottili erano maggiori della soglia normale». Brucoli, già componente dell’associazione “Città civile” racconta anche di un tentativo fatto dall’azienda per rabbonire coloro che erano contrari, offrendo sostegni economici per le loro iniziative. Pio Acito, Mimmo Genchi, Tommaso Perniola, Angela Calia, Francesco Filippetti e molti altri hanno indossato le t shirt e spiegato ai cittadini lo spirito della loro protesta seguita e sostenuta anche da Paolo Manicone, presidente della commissione che ha valutato la raccolta di firme e che ha creduto profondamente in questa battaglia. Il Comitato no inceneritore, forte delle 1700 firme raccolte, chiede di essere ascoltato dal consiglio comunale. «Potranno così prendersi la responsabilità di decidere su questa vicenda – fanno sapere.
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