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POTENZA – Melfi è davvero una fabbrica felice? O il video “Happy from” è soltanto l’ennesima operazione di marketing da guardare in stretta relazione con la visita di Marchionne prima e quella di Domenicali, numero 1 del team Scuderia Ferrari? 

VIDEO “AZIENDALISTA” – Primo dato: chi pensa che il video con musica di Pharrell Williams sia una iniziativa degli operai sbaglia. È stata l’azienda stessa ad organizzare il tutto, tant’è che nel video di operai che lavorano sulla linea non se ne vede neanche l’ombra, o meglio, giusto tre-quattro massimo. E questo lo dicono i diretti interessati. Nel video ballano i dirigenti, gli impiegati, i “piani altissimi” dello stabilimento, ma di vera forza lavoro non se ne vede. E ballano tutti a comando in un grande atto di normalizzazione dell’immagine della Sata, ancora troppo legata alla sua primavera di lotte operaie dei famosi 21 giorni. Il video è un segnale importante, da interpretare non proprio come semplice divertimento, ma come dimostrazione di un piano di marketing che mette al centro Melfi come “fabbrica modello” per il futuro di Fiat, che guarda alla quotazione in borsa a Wall Street. E intanto, mentre la polemica infiamma sulla rete, il video finisce anche su “Blob” la storica trasmissione satirica sul terzo canale Rai. Ballano e ridono i dirigenti, i supervisor, i team leader e gli operatori delle varie trim, consapevoli, forse, che saranno gli unici ad avere un posto di lavoro sicuro. In pratica questa rappresentazione di pace sociale all’interno della fabbrica è tutta quanta una montatura. Perché le condizioni di chi lavora sulle linee sono durissime e non rispecchiano assolutamente la “felicità” trasmessa sulla rete.

COSA ACCADE NELLA SATA – Ad oggi buona parte degli operai di Melfi sono in cassa integrazione. I turni sono tre, ciascuno di otto ore. E, stando ai dati di un mese fa, di Renegade e 500x, ovvero le nuove auto che dovrebbero risollevare il mercato Fiat in Europa se ne sono viste pochissime. Ogni tanto ne passa qualcuna sulla linea ristrutturata. Per “ristrutturata” si intende soprattutto una cosa: nuovi robot più efficienti, che automaticamente escludono una parte degli operai. In pratica ci sarebbero almeno sei operai per ogni pezzo di linea in esubero, smentendo clamorosamente Marchionne e il suo sogno di occupare tutti i lavoratori dello stabilimento all’interno della linea.

IL CLIMA È CUPO – È ovvio che una situazione del genere comincia a preoccupare, in primis gli impiegati che lavorano all’interno della struttura. Storicamente Fiat i calcoli sugli esuberi li ha sempre fatti prima con gli impiegati. E questa sensazione di disastro imminente è una cosa avvertita fortemente tra i gruppi di lavoratori, gli stessi che adesso si trovano senza neanche una zona pause attrezzata, logica che rientra nel più generale piano di “World Class Manufacturing” che dovrebbe cambiare il volto dello stesso schema di produzione dell’azienda.
La “zona pause” della fabbrica proprio recentemente è stata svuotata dalle panchine. In pratica gli operai non hanno più un posto a sedere mentre si concedono un po’ di riposo. Tutto questo mentre anche il tempo della pausa pranzo si è ridotto.
In questo piccolo e parziale quadro entra in gioco la questione esuberi. Attualmente almeno 1000 operai sono a rischio, molti di più se si pensa al fatto che la Punto sarà dismessa a breve e prodotta in Serbia. La cifra è un po’ quella stimata da Carmine Vaccaro, segretario Uil, qualche tempo fa sul Quotidiano: circa 2mila-2mila cinquecento persone. Ma il clima è cupo anche grazie ai controlli. Sono molti gli operai che ci hanno segnalato un sistema di analisi molto duro sui tempi di produzione. Controlli che guardacaso fa proprio chi in quel video sta ballando nel nome della “felicità” tout court.

IL WCM È ANCHE QUESTO – La parola World Class Manufacturing non dice praticamente nulla ai profani, ma per gli operai della Sata è quasi un incubo. È un piano che il Lingotto sperimentò per la prima volta a Torino nel 2008 e prevede una organizzazione della fabbrica partendo da due aspetti: “Just in time” ed il coinvolgimento degli operai. Contestualmente il piano prevede anche una sensibile riduzione dei “fattori di riposo”, ovvero la zona pause (come detto) e il tempo per la mensa. L’obiettivo del piano è ridurre al minimo le scorte di magazzino, lavorando quindi “in time” e allineando la produzione alla richiesta di mercato. Ma è anche un piano per controllare ritardi, errori e situazioni sgradevoli in tempo reale su ogni punto della linea.
Ne deriva un sistema dalla flessibilità non prevedibile, con gli operai stessi che devono risolvere eventuali problemi. In quest’ottica quindi lavorare di squadra, come un pit-stop, nelle fasi di costruzione delle auto è fondamentale per ridurre a zero i tempi morti. Ecco la ragione della visita di Domenicali che, guardacaso, ha parlato proprio di lavoro di squadra e ottimizzazione del lavoro con tanto di operai “protagonisti”. Né più né meno che rendere più appetibile il Wcm.

LO STATO DELLA LOTTA – All’interno della Sata la situazione non è affatto soft. Non c’è vero e proprio conflitto ma un clima di tensione. Prima la cassa integrazione, poi la dismissione di una linea, infine la nuova gestione della fabbrica con il Wcm e gli esuberi che, tranne la Cisl, anche le sigle sindacali più note ammettono come possibili. E poi c’è un video, che non inquadra la situazione e rilancia l’immagine della fabbrica “modello” fortemente voluta da Marchionne in vista del nuovo piano industriale che di fatto delocalizza definitivamente i vertici stessi dell’azienda fuori dai confini nazionali. Un video che per qualche operaio suona come una “gratificazione” per chi ha partecipato. Chi balla, per dirla semplice, non è in esubero.

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