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POTENZA – Solo 5 Comuni contrari e ben 30 favorevoli mentre altri 5 amministrazioni hanno preferito astenersi e non presentarsi alle votazioni. Questo è l’esito del voto sul contratto di compensazione proposto dal Governo e da Regione Calabria e Basilicata per la riattivazione della centrale del Mercure. Ed il voto di due giorni fa, che sostanzialmente apre la strada alla riapertura della centrale dopo lo stop del Tar di Catanzaro. Ed è un voto che unisce anche due sponde politiche distanti tra loro, quella di centrosinistra di Marcello Pittella, che finalmente sulla questione rompe silenzi, indugi ed incertezze dimostrando tutto il suo favore alla messa in funzione della centrale a biomasse dell’Enel e il governo regionale di centrodestra calabrese, che tramite il consigliere Fausto Orsomarso ha sostanzialmente dato parere favorevole alla riapertura. In attesa che il Consiglio di Stato si pronunci sulla sentenza del Tar le amministrazioni e regione Calabria e Basilicata mettono le mani avanti e siglano il contratto di compensazioni ambientali ed economiche per tutti i comuni interessati dall’attività della centrale. Questo significa che le amministrazioni di Laino Borgo, Laino Castello, Mormanno, Papasidero, Castelluccio Inferiore, Castelluccio Superiore e Lauria potranno ricevere qualche “aiuto” economico in caso di riapertura della struttura a biomasse. Restano fuori però i Comuni di Rotonda e Viggianello, storicamente contrari alla messa in funzione della struttura.

Ed è un’intesa che riguarda non soltanto sindaci e governatori, riguarda soprattutto il Parco nazionale del Pollino, che di fatto “ospita” la struttura. Ed è Domenico Pappaterra, presidente dell’ente, a chiarire l’importanza di questa decisione, che di fatto affossa ogni prospettiva ambientalista sul territorio, dimostrando che l’interesse dietro la centrale è piuttosto alto. D’altra parte a Castrovillari, dove si è svolta la riunione due giorni fa, i comitati del no alla riapertura erano presenti e compatti. Per loro la presa di posizione di Pittella suona anche come un grande “tradimento”, perché sotto la maschera delle compensazioni economiche si cela comunque la volontà di rimettere a regime l’intero ciclo delle biomasse. Ed è per questo che i comitati parlano di «pressing della regione Basilicata per convincere i sindaci con la promessa di ritorni economici».

E nonostante la riunione a porte chiuse qualche scaramuccia tra ambientalisti e comitati favorevoli alla riapertura c’è stata.

«L’intesa – ha detto Pappaterra – rientra nella direttiva che il governo e le regioni avevano dato al Parco di trovare una soluzione che potesse contemplare da un lato le esigenze di tutela del territorio, dall’altro creare condizioni di crescita e di sviluppo economico per il territorio stesso. L’accordo di compensazione va in questa direzione e l’apprezzamento ricevuto a stragrande maggioranza dalla Comunità del Parco ne è testimonianza».

ma l questione, anche all’interno dell’assemblea, è sembrata anche un gigantesco atto di accusa nei confronti del fronte del no. Intanto Pittella ha parlato di «occasione di sviluppo per il territorio». Ma è ingiusto pensare che questo voto sull’accordo di compensazione sia una sorta di referendum sulla centrale del Mercure. Si tratta di «governare – ha detto Pittella – azioni di sviluppo senza dietrologie». E ancora: «Come siamo stati severi con Eni per le estrazioni petrolifere in Val d’Agri, così saremo severi con Enel qualora dovesse deviare dal corso degli impegni assunti. L’accordo è un’opportunità per le due regioni che chiede rispetto e tutela salute e ambiente». Praticamente la stessa linea di Fausto Orsomarso, il consigliere regionale calabrese che in pratica si è messo in linea con quanto detto fino ad ora. Ma resta ancora da vedere in che modo si pronuncerà il Consiglio di Stato che ha rinviato la discussione sulla centrale del Mercure dall’8 aprile al 14 ottobre.

Questo significa che c’è ancora tempo, mentre l’accordo di compensazione sembra essere lo spartiacque definitivo. In effetti da maggioranza adesso il fronte del no si trova ad essere difeso esclusivamente da due Comuni, quelli di Rotonda e Viggianello, mentre gli altri, in sostanza, hanno detto sì a possibili “royalties” sulle biomasse.

v. p.

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