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Sono da poco passate le 18,50 (l’appuntamento era fissato per le 18,30) quando Joseph Grima, che giusto un mese fa è stato nominato direttore artistico di Matera 2019, fa il suo ingresso nella Casa Cava. Ad accompagnarlo, con la autorevolezza del padrone di casa, c’è Paolo Verri. Facendosi largo tra la folla, la coppia guadagna il centro della scena, e si accomoda sulle uniche due poltrone del palco improvvisato: mentre, alle loro spalle, scorrono le slides della storia di Matera 2019. Come ogni ospite che si rispetti, Grima lascia che sia il direttore del Comitato a presentarlo. Non prima di aver lungamente ricapitolato le tappe salienti della “straordinaria avventura” che ha portato il comitato fin qui, a un passo dalla finale che deciderà il destino della città candidata al titolo di capitale europea della cultura. E Verri lo presenta con queste parole: “Volete sapere chi è Joseph Grima? Joseph Grima è Joseph Grima”. Non tutto il pubblico mostra di apprezzare quella che per Verri non è affatto una battuta. Toccherà dunque allo stesso Grima raccontare le tappe del suo percorso professionale e artistico, un iter effettivamente fuori del comune. Francese, essendo nato ad Avignone 37 anni fa, ma da genitori inglesi con ascendenze italiane e maltesi, Grima si considera con orgoglio un cittadino del mondo. Internazionale, d’altra parte, è il suo variegatissimo iter di operatore culturale. Formatosi come architetto a Londra, Grima è anche uno studioso di frontiera con interessi che spaziano dall’arte al design.  Ma è soprattutto un intellettuale che ha costantemente coniugato, in tutta la sua attività, teoria e pratica: di Domus, per dire, non è stato soltanto il direttore (succedendo a un architetto come Alessandro Mendini), ma l’uomo che, poco più che trentenne, ha il coraggio di metter mano alla trasformazione grafica e di contenuti della prestigiosa rivista, e di dar vita alla sua versione web. Una piccola rivoluzione. Autore di “Instant Asia”, una rassegna critica delle  pratiche architettoniche d’avanguardia in Oriente, Grima è stato tra l’altro il direttore della Storefront for Art and Architecture, una galleria newyorkese tramite la quale ha promosso azioni al confine tra archiutettura, arte, design. Con un chiodo fisso, quello della partecipazione della comunità del territorio alle esperienze estetiche. Ed ecco spiegato da Grima stesso il senso della sua adesione al progetto di Matera 2019. “Certo, questa è una città unica, di straordinaria bellezza – esordisce – ma quel che mi ha colpito giungendo qui, quel che mi sta veramente a cuore l’energia dei suoi abitanti. Sono loro i protagonisti, non dimentichiamocelo mai. Per me è uno straordinario privilegio poter far parte di questo progetto”. “L’Europa – aggiunge – ha bisogno di Matera. E questa è una città che non può essere dominata dall’esterno. Chi ci ha provato – come 500 anni fa il duca Tramontano – ha fatto una brutta fine. Io non ho idee in tasca… Noi siamo soltanto gli strumenti. Abbiamo il dovere di ascoltare la città e incanalare le energie che vengono dal basso. Solo in questo modo possiamo diventare capitale europea della cultura”. Grima si dichiara contrario a modelli, per così dire, autoriali. Il suo vangelo è la comunità. “La città – dice – è generata dai cittadini. Se, come è annunciato nel dossier, resteremo in questo solco, saremo un modello per tutto il mondo”. E’ chiaro che un’impostazione di questo tipo ha spiazzato parte del pubblico che si attendeva, forse, indicazioni più prosaiche sul programma di eventi prossimo venturo. Ed è lo stesso sindaco Salvatore Adduce a farsi, in qualche modo, interprete dello sconcerto latente in parte della platea, chiedendo quale iniziative saranno messe in campo nel poco tempo che separa il comitato dalla scelta finale. Per Grima si tratta di mettere a frutto il grande lavoro già fatto. “Bisogna partire dai progetti esistenti – ribadisce Grima -. L’importante è che essi esprimano una forza collettiva”. Tocca a Raffaello De Ruggeri intepretare, invece, il malcontento di molti rappresentanti della associazioni che si sono sentiti scavalcati nella scelta del direttore artistico. Ma Grima lo tranquillizza. “Niente sarà fatto senza il coinvolgimento della città. Io sono qua per questo”.

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