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REGGIO CALABRIA – Sono 24 gli arresti nell’ambito di una operazione che smantella una delle consorterie più importanti nel campo del traffico internazionale di droga cui si aggiungono altri 19 arresti in una seconda operazione collegata e frutto anch’essa della collaborazione tra forze di polizia internazionali.
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L’INDAGINE “PIU’ GRANDE” – «E’ l’indagine più grande contro il traffico internazionale di stupefacenti, vede coinvolti contemporaneamente le forze dell’ordine di 9 paesi del mondo«» dice all’Adnkronos il procuratore aggiunto antimafia di Reggio Calabria Nicola Gratteri. Lo definisce «un giro di vite forte contro i mercanti di droga» il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, che ha scelto di essere presente a Reggio Calabria alla conferenza stampa per illustrare i dettagli dell’operazione: «E’ stato utilizzato – aggiunge – un modello investigativo transnazionale che può davvero rivelarsi vincente e rappresentare il futuro delle inchieste nel contrasto al traffico di stupefacenti: nove forze di polizia del mondo hanno operato in maniera sinergica con un unico obiettivo: colpire il traffico di droga e i suoi finanziatori».
L’UOMO CARDINE – Al centro dell’organizzazione internazionale c’era la figura di Basquale Bifulco, ritenuto insieme al suo può stretto collaboratore Vito Zinghinì, l’uomo in grado di reggere i fili del traffico di droga. Legato al clan Ietto-Cua-Pipicella di Natile di Careri è capace di parla molte lingue e di chiudere affari in tutto il mondo grazie anche a una notevole disponibilità di denaro contante. Per questo soprattutto si è guadagnato la fiducia dei trafficanti del Sudamerica. Ed è su di lui che si sono concentrate a lungo le indagini fino a quando il Gruppo operativo antidroga di Catanzaro è riuscito a inchiodarlo scoprendo alcuni numeri di telefono blindati.
LA TECNICA “RIP-OFF” – Sfruttando la sua esperienza di broker della cocaina, Bifulco sarebbe entrato in contatto con altre importanti organizzazioni di narcotrafficanti, tra cui quella operante in Olanda e capeggiata dal montenegrino Vladan Radoman con il quale ha realizzato una vera e propria joint venture per l’acquisto e il trasporto della cocaina dal Sud America cercando, fra l’altro, di sfruttare l’apparato logistico di cui l’organizzazione disponeva in alcuni porti europei. Mediante la tecnica del cosiddetto «rip-off», ovvero collocando la droga in borsoni posti all’ingresso dei container per rendere immediato ed agevole il loro recupero nei porti, Bifulco e Radoman avrebbero pianificato nel tempo numerose importazioni di coca dal Brasile, indirizzando i carichi nei principali scali europei.
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