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CORIGLIANO (CS) – Da una parte una madre distrutta dal dolore per la morte, atroce, della figlia di appena 16 anni, dall’altra la sofferenza di un’altra madre, costretta a fare i conti con la verità di un figlio che, a 17 anni, ha ferito a coltellate e bruciato viva la sua fidanzatina. La storia è quella, tragica, della morte di Fabiana Luzzi, avvenuta a Corigliano Calabro.
Dopo la sentenza di condanna a 22 anni di carcere per Davide (LEGGI), è stata la mamma di quest’ultimo, Rosa Forciniti, a rompere il silenzio con un forte appello ai genitori di Fabiana: «Ho già chiesto perdono ai genitori di Fabiana, e lo rinnovo sempre, specie alla mamma perché è mamma come lo sono io». 
Ma a poche ore di distanza da quell’appello, che racconta anche delle sofferenze di Davide, costretto a 10 anni a vivere una violenza sulla madre, è arrivata la risposta senza appelli della madre di Fabiana: «La mia risposta è no! E lo griderò con tutto il fiato che ho, così come grido ogni giorno il nome di Fabiana, senza però ricevere risposta». 
E’ il dolore di due madri che si scontra. 
Rosa Ferraro, la mamma di Fabiana, affida ad una nota la risposta all’appello di Rosa Forciniti: «Il perdono che più volte qualcuno ha invocato – afferma – spetta solamente all’Essere che sta sopra tutto e tutti, il datore di vita. Non spetta né a me che sono la mamma, né a nessuno della famiglia di Fabiana, perché perdonare significa cancellare, significa voltar pagina e dimenticare e io e gli altri non possiamo e non vogliamo che quella pagina si volti, anche per rispetto di Fabiana e della sua giovane vita. In questa tragedia – scrive poi la donna – qualcuno potrà continuare a lottare per qualcun altro, per qualcuno che continua ad esistere; a noi è stato negato anche questo. Noi continueremo a lottare con il nostro immenso dolore che non avrà mai fine, morirà con noi».
«Come un dolore continuo e costante che non lascia tregua – aggiunge Rosa Ferraro nella lettera aperta – così è l’inizio di ogni giorno. La mattina quando tutti si svegliano e per loro inizia un nuovo giorno, io apro solo gli occhi e resto lì immobile e dico: “Fabiana non c’è”. Non l’accompagno più a scuola, non sento più la sua voce, non vedo più il suo volto sorridente, i suoi passi sembravano danzare». «Non vedo più mentre ride con le sorelle – afferma ancora la donna – mentre dà loro consigli, mentre la sua vita di ogni giorno si srotolava. Non la vedo più mentre si prepara per uscire con le sue amiche, non vedo più il suo esile corpo avvolto, nel trascorrere degli anni, nei colori degli abiti che lei amava di più. Non preparo più nulla per lei. Vedo solo ricordi attraverso quell’uscio della sua stanza che giorno e notte continua ad essere illuminata. Il silenzio che intorno ci circonda è agghiacciante, tutto sembra essersi fermato il 24 maggio alle 13:25 e noi con lei. Le sue più care amiche ricordano ancora, come se fosse ieri, quando Fabiana nel salutarle, alla fine di un normalissimo giorno di scuola, ha detto: ‘ci vediamo domanì. Per lei quel domani non arriverà più». «Come non sentire – prosegue la mamma di Fabiana – la lama che più volte trafisse il suo corpo, come non sentire le fiamme che l’avvolsero e la consumarono lentamente. Credetemi, io li sento tutti i giorni e posso solo immaginare quella lunga e lenta agonia. Se tutto il dolore si potesse trasformare in parole, si riempirebbero pagine e pagine, ma purtroppo non si può. Il dolore è muto e inspiegabile, ma c’è e cresce fino ad avvolgerti completamente finché si diventa suoi prigionieri».
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