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CASSANO IONIO – Don Lazzaro Longobardi è un «martire della carità». Così lo ha ricordato il vescovo di Cassano Ionio e segretario generale Cei, che ha presieduto il rito funebre del sacerdote ucciso a Sibari a colpi di spranga davanti alla chiesa di San Giuseppe.
La sua salma sarà tumulata, per volontà dei parenti, nel cimitero di Castellammare di Stabia. Ma il suo esempio, ha detto Galantino, non sarà sepolto con lui: «Mi sembra che come cristiani abbiamo la responsabilità di non lasciar passare nulla invano, nella nostra vita – ha aggiunto il presule -. La parola di Dio è fatta anche di eventi, anche questi eventi duri da capire e la nostra risposta può solo maturare con un impegno maggiore, con una Chiesa che, a partire dal sangue di Padre Lazzaro, qui si dia più da fare».
Erano in molti, sotto la pioggia, per partecipare ai funerali di don Lazzaro Longobardi. Una gran folla di giovani e di fedeli, ma anche tantissimi sacerdoti. Galantino ha invitato a non accostare la morte di Padre Lazzaro all’altro episodio che ha caratterizzato Cassano nelle ultime settimane, ovvero l’uccisione del piccolo Cocò. «Sono due cose del tutto diverse», ha detto il vescovo, che ha anche invitato a non prendersela con gli immigrati. Poi la richiesta a tutti di evitare applausi all’uscita del feretro. La gente ha accolto l’invito e ha partecipato con silenzio all’ultima fase delle esequie. «E’ significativa la qualità della partecipazione della gente, che non ha ceduto a nulla di esteriore e scenografico – ha detto ancora Galantino – perchè in alcuni momenti basta solo quello che ci si porta dentro».
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