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POTENZA – Non si sbilancia Giuseppe Musacchio a poche ore dalla nomina di commissario straordinario dei Consorzi di Bonifica, raggiunto telefonicamente all’indomani della nomina. Non si trova neanche a Potenza l’ex sindaco di Vaglio ma comunque dice di aver già cominciato a «ragionare su un argomento che conosco relativamente bene». Si sente sicuro, e questo è buono, ma è difficile oggi prevedere se entro un anno si potrà dare una sistemata completa all’intero sistema Consorzi. «Dobbiamo vedere, nei prossimi giorni comincerà la ricognizione per capire dove agire. Certamente bisognerà partire da due punti fondamentali: l’utenza e i lavoratori. Sono queste le due categorie che hanno bisogno di maggiori risposte». D’altronde Musacchio dovrà affrontare una questione per nulla semplice. Tre consorzi, estremamente indebitati, con un problema strutturale che sta mettendo in ginocchio il futuro degli stessi lavoratori e l’efficienza della macchina stessa. Non è di certo una situazione facilmente superabile ma al momento «non si sa neanche come si dovrà procedere: se faremo un solo Consorzio o li lasceremo tutti in piedi, o soltanto due». Musacchio riflette ma non mette le mani avanti, non ha ricette specifiche già pronte.
LA MANIFESTAZIONE – A raccontarci cosa sta accadendo all’interno dei Consorzi di Bonifica sono gli stessi operai che ieri mattina, almeno quelli del gruppo Alta val d’Agri, si sono concentrati all’ingresso del palazzo della Regione. Il loro obiettivo è continuare a lavorare, senza temere la scure di tagli o licenziamenti. Quello che raccontano però è uno scenario piuttosto inquietante. Niente benzina per alimentare le macchine, nessun tipo di materiale (tubazioni in primis) in magazzino per poter lavorare sulla prossima campagna irrigua. La cosa assurda, anzi, è che i magazzini sono ancora vuoti. Ma giustamente ciò che si teme di più è una possibile riduzione degli organici. Attualmente nei Consorzi lavorano circa 350 persone, 50 di questi sono precari “storici” e potrebbero non veder rinnovata la loro posizione per il piano di irrigazione di quest’anno. Il timore però non è soltanto legato a questo: c’è da fare i conti con i diversi mesi di stipendi arretrati. Questo per Musacchio è uno dei primi aspetti da affrontare senza troppi tentennamenti. «Giovedì – dice – dovrò incontrarmi con Pittella per capire quale sarà la strada. È ovvio che gli operai andranno tutelati, per questo una delle prime cose da fare è coprire le mensilità arretrate. Subito dopo, però, bisognerà trovare delle soluzioni adeguate che possano garantire stabilità all’intero sistema». È ovvio che per fare questo c’è bisogno di una riforma completa.
IL PIANO DI PITTELLA – Ieri mattina comunque una delegazione di lavoratori del Consorzio è stata ricevuta dallo stesso governatore, che ha già chiarito alcuni punti. Nella prossima finanziaria bisognerà creare una misura adatta per abbattere gli arretrati. Ma la finanziaria arriverà l’8 aprile in Consiglio. I tempi sono davvero lunghissimi, soprattutto se si pensa che le mensilità mancanti sono ben sei. «I problemi dei Consorzi di Bonifica – ha detto Pittella – sono come un “vulcano” che rischia di travolgerci. Per rimettere in gioco serve un’operazione verità. Sono necessari preliminari approfondimenti specifici, Consorzio per Consorzio, per poi passare, attraverso il supporto dei sindacati, all’esame di una serie di opportunità tra cui il Consorzio unico, l’efficentamento energetico, i servizi di difesa del suolo, rapporto con i beneficiari dei servizi. Stiamo lavorando in tanti – ha aggiunto il governatore lucano – per far sintesi su un progetto di largo respiro in grado di dare risposte concrete alle vostre aspettative di lavoro».
Operazione verità appunto, che permetta di togliere il velo su una gestione che nel corso degli anni, pur in totale mancanza di mezzi, ha provocato un buco economico puntualmente ripianato dalla Regione.
IL DISTRETTO G – Un’altra questione riguarda lo schema idrico Basento Bradano. Fino ad oggi il Consorzio è stato senza rappresentante legale, questo significa che con la gara non si è potuti andare avanti. Ci sono 5 mesi di tempo prima che il governo revochi nuovamente i 69 milioni previsti, ma Musacchio rassicura: «Questo è paradossalmente l’aspetto più semplice di tutta la vicenda, riusciremo a chiudere la questione nei tempi previsti. C’è bisogno però di vedere cosa ha in programma la politica».
v.panettieri@luedi.it
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