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DOPO QUASI TRE anni il verdetto. In mezzo può esserci un destino. E’ stato così prosciolto l’ex assessore regionale Erminio Restaino dall’inchiesta Arpab. Per quell’inchiesta si dimise e si aprì una delle tanti crisi di vuoto regionale, regnante ancora De Filippo. La settimana scorsa in un’altra vicenda era stato prosciolto (per prescrizione) Antonio Luongo, dopo dieci anni di attesa. Un’incredibile coincidenza. Ricordo ancora quella direzione regionale Pd con l’ombra della macchia nera su tutte le discussioni.

Restaino, subito dopo il verdetto, ieri pomeriggio ha rimarcato l’accanimento che, nei giorni dell’indagine, dovette subire dai giornali, in particolare dal Quotidiano. Benchè ci fosse un altro direttore, rivendico a pieno la scelta di cronaca dell’epoca. Fu un mese, l’inchiesta lo meritava, quei fatti costituiscono ancora uno dei più grandi scandali della Basilicata. Con la stessa onestà professionale di quei giorni diamo oggi spazio alla notizia positiva che viene dal Tribunale. Positiva per “il livello politico”, perchè lo scandalo della Macchia nera rimane tutto lì, passato al vaglio del gup. E quei casi (non tutti, in verità) di raccomandazione che fecero scattare l’imputazione per Restaino, non sono fuori dal processo. Di essi, però, nessuna responsabilità è possibile attribuire all’ex assessore prosciolto per «non aver commesso il fatto». Il fatto dunque rimane, ma la responsabilità è di altri. Al di là del tecnicismo mi preme solo sottolineare che i giornali restano, in questi casi, l’anello debole contro i quali scagliare il risentimento comprensibile. Bisogna sforzarsi di capire una cosa, però: che questo giornale è indipendente, da tutti e da tutto. E molto spesso sui fatti di cronaca giudiziaria non ha concorrenti. Lo ritengo ancora un merito. Farei volentieri a meno di aggressioni e minacce telefoniche, a me e ai miei colleghi.

Per mia formazione professionale riconosco valore alla cronaca giudiziaria, mescolando il dovere di raccontare sulla base degli atti con la convinzione (se volete garantista) che le responsabilità politiche sono altro rispetto alle responsabilità penali. L’ho scritto più volte nella vicenda Rimborsopoli, ad esempio, ancora mi accusano di essere forcaiola. E Restaino ricorderà lo spazio che gli abbiamo riconosciuto (in verità anche una mia telefonata personale di felicitazione) quando con Enrico Mazzeo Cicchetti è uscito dall’inchiesta sui rimborsi regionali. I fatti però vanno raccontati per come sono costruiti e nel momento in cui accadono. Soprattutto quando hanno a che fare con la reputazione pubblica di chi ci governa e quando sono incartati in un’inchiesta giudiziaria. Questo giornale si è spesso distinto per “indagini parallele”, a prescindere dall’azione del pm, come è giusto che sia nello spirito di un buon giornalismo d’inchiesta. L’esistenza, invece, di una Procura parallela non ce la siamo inventata noi e credo che Restaino non si riferisse ai giornali quando ne ha pubblicamente parlato. Il sistema malato della Basilicata, per come è andato avanti negli anni, non ha bisogno di indagini giudiziarie per essere disvelato. Continuo a pensare che le valutazioni vadano fatte caso per caso. Ebbene, in quel caso, le dimissioni di Restaino erano una scelta che andava fatta, opportuna, a difesa dell’istituzione che rappresentava e visto il tipo di accusa che gli veniva rivolto. Tutto qui.

l.serino@luedi.it

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