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E’ un eufemismo giudicare nefasto il 2013 per le microimprese della provincia di Potenza. Qui siamo a livelli da tragedia vera e proprio, almeno a giudicare i dati resi noti da Rete Italia Imprese (costituita da  Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti).

2.635 imprese artigiane e 734 commerciali per un totale di 3.369 hanno abbassato la saracinesca.

microimprese. Più di un terzo di imprese cancellate dagli Albi della Cciaa di Potenza sono attività di commercio: 734 attività artigianali di vendita e 251 negozi commerciali, per la grande maggioranza di vendite al dettaglio (502 artigiane e 159 commercio).

Sempre dai dati definitivi di Movimprese-Unioncamere, rielaborati su scala provinciale da Rete Imprese del Potentino, nell’artigianato (33.624 ditte attive) la mortalità di imprese è stata “attutita” solo in parte dalle nuove iscrizioni (2.138); la situazione è differente tra società di capitale (25.796) con 1.348 “matricole” e 1.991 cessazioni e le società di persona (2205) con 118 iscrizioni e 75 cessazioni. Tra i comparti artigiani che hanno maggiori difficoltà di mercato, subito dopo il commercio, vengono le coltivazioni agricole e produzioni con 710 ditte cancellate, l’edilizia (328 in meno), i trasporti (171 in meno) e la ristorazione (158 in meno). Nel commercio, oltre al dettaglio  (502 negozi in meno) anche l’attività all’ingrosso perde “pezzi di sistema” con 55 ditte scomparse.

Tra le cause indicate il sistema fiscale insostenibile, caratterizzato da una pressione insopportabile ed adempimenti ingestibili per numero e complessità. Situazione dalla quale si potrebbe uscire attraverso interventi immediati di riduzione delle aliquote Irpef e dell’Irap (sia innalzando la franchigia di esenzione, sia definendo, in maniera puntuale, i soggetti esonerati dal pagamento del tributo in quanto privi di organizzazione).

«L’attuale sistema fiscale – scrive Rete Imprese Italia in un documento – è utilizzato sempre più spesso non come strumento di politica economica a favore di crescita ed equità, ma solo come fonte di maggiori entrate in cui il fattore spesa è la variabile indipendente a cui le entrate devono continuamente adeguarsi. Va capovolto il paradigma: è la spesa pubblica che deve essere riportata entro limiti che consentano una tassazione non oltre la media europea. In particolare, è fondamentale che le maggiori entrate provenienti, in primis, dal contrasto all’evasione siano totalmente destinate alla riduzione della pressione fiscale per imprese e famiglie».

«Riteniamo, inoltre – continua Rete. – che la Legge Delega rappresenti un momento di straordinaria ‘manutenzione’ dell’attuale sistema fiscale finalizzata a rendere neutra, rispetto alla forma giuridica, la tassazione dell’impresa; alla revisione, in un’ottica di semplificazione, degli attuali regimi contabili e fiscali ed alla razionalizzazione della pletora degli adempimenti fiscali, anche in relazione alla loro effettiva efficacia di contrasto all’evasione ed elusione d’imposta come pure all’introduzione di regimi premiali per le imprese più virtuose. Una rapida attuazione della Legge Delega servirà anche a migliorare il rapporto conflittuale fisco-contribuente».

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