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VIBO VALENTIA – Fa registrare nuovi sviluppi nell’inchiesta “Purgatorio” che ha portato in carcere gli ex vertici della squadra Mobile di Vibo Valentia, Maurizio Lento ed Emanuele Rodonò, e l’avvocato Antonio Galati (LEGGI). La Dda di Catanzaro ha infatti aperto un ulteriore filone di indagine che interessa questa volta l’ufficio passaporti della Questura di Vibo Valentia. Omissione di atti d’ufficio il reato per il quale si sta procedendo a seguito della mancata trasmissione all’autorità giudiziaria da parte della Questura delle dichiarazioni false rese da Salvatore Mancuso, dell’omonimo clan di Limbadi, nella richiesta per il rilascio del passaporto.
Mancuso, nella domanda, contrariamente al vero, avrebbe attestato di non avere precedenti penali. Tale attestazione sarebbe stata comunicata dall’avvocato Galati al legale di Mancuso al fine di far ritirare al suo cliente la domanda per il passaporto ed evitare così la denuncia per falso. Sull’episodio il gip rimarca che emergono «chiare e ulteriori responsabilità di appartenenti all’ufficio passaporti della Questura di Vibo» in quanto l’avvocato Galati non era il legale di Salvatore Mancuso, mentre le dichiarazioni del poliziotto che ha istruito la pratica vengono definite dal giudice «reticenti e non credibili». Inoltre per il gip «è evidente come non trasmettere all’autorità giudiziaria la segnalazione del reato di falso, già commesso da Mancuso, integra il grave delitto di omissione di atti d’ufficio».
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