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Il tema è di quelli importanti: come è possibile sostenere Fca e la filiera automotive della Basilicata?
Due sono le certezze: la mappa e gli obiettivi.
La mappa: dalla Basilicata parte la sfida al mondo di Fca e del suo indotto. E parte da una delle due linee produttive dello stabilimento di Melfi, quella appena rinnovata, capace di produrre contemporaneamente anche quattro diverse autovetture della nuova piattaforma globale “smallwide” com’è il mini suv jeep, ormai quasi certamente chiamato renegade [1] (in produzione da fine marzo), e come sarà la 500x.
La seconda invece è quella dove si assembla, ormai con volumi sempre più bassi, la Punto.
Gli obiettivi: accompagnare la salita produttiva dei nuovi modelli e puntare ad ottenere la realizzazione di un’ulteriore macchina in modo da compensare il calo della Punto e mantenere così i livelli occupazionali. Quello che non è ancora del tutto tracciato, invece, è il tragitto.
Pittella nelle sue dichiarazioni programmatiche ha manifestato buoni propositi, ma non basta. La competizione è territoriale e le altre regioni da tempo si stanno attrezzando per trattenere le imprese insediate e attrarre nuovi investimenti.
Se in Friuli, tra flessibilità e detassazioni, si tenta di abbassare il costo del lavoro nella filiera del “bianco”, in Piemonte, con i “contratti d’insediamento”, i vantaggi localizzativi si concordano addirittura a seconda del tipo di comparto produttivo.
Quindi occorre tornare a quelle politiche industriali di settore di cui non si parla più dai tempi di Vincenzo Folino assessore alle attività produttive.
La “consulta permanente dell’automotive” , proposta dalsegretario regionale della Uil, Carmine Vaccaro, può essere l’inizio. Un confronto costante per definire bisogni e strategie è utile. Forse così si comprenderà, per esempio, quanto può essere importante per queste aziende “energy intesive” la riduzione della bolletta energetica o quanto sia utile riconfigurare, dopo così tanto tempo, le attività del campus manufacturing.
Però poi bisogna agire, quindi scegliere. Non possiamo anche questa volta lasciare che siano gli altri a farlo per noi. Bisogna costruire e garantire un contesto veramente orientato all’impresa manifatturiera e alle sue sfide produttive. Servono azioni concrete in armonia con le esigenze di un comparto che si sta giocando una sfida fondamentale. E servono in fretta.
Fca presenterà il nuovo piano industriale, e quindi il nuovo planning produttivo con le possibili ulteriori decisioni per Melfi, la prima settimana di maggio.
Un’occasione ci sarà a fine marzo quando Marchionne, dopo aver presentato “la baby jeep” al salone di Ginevra, con ogni probabilità, come da consuetudine, inaugurerà l’avvio della produzione in stabilimento a Melfi. Allora, come a Pomigliano, farà issare all’ingresso della fabbrica lucana il cartello “siamo quello che facciamo”. Ecco, speriamo che per quella data anche in Basilicata – dove invece da tempo vige la regoladel “siamo quello che comunichiamo” – per una volta, si riesca prima a fare e poi, se mai, a comunicare.
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