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LA gattina bianca saltava come impazzita. Correva giù per le scale per risalirle di corsa. Ogni tanto spalancava gli occhi, immobilizzandosi, come se riuscisse a guardare oltre la mia persona ed assistesse a qualcosa di drammatico… Le sue pupille erano fessure verticali, vitree, smarrite nel vuoto. Ed eccola cadere in avanti, rimanere a terra immobile, poi ridestarsi e correre via. Vagava per tutta la casa, emettendo flebili miagolii. Quando entrò nella grande stanza dall’arredo antico, quella che era stata dei miei genitori, balzò sull’ampio letto e si distese sulla coperta di velluto rosso. Sembrò, ad un tratto, che qualcuno stesse accarezzandola. Socchiuse gli occhi come per gradire amorevoli coccole, allungò il collo e protese il musetto rosa, la coda iniziò a vibrare. Poi, continuò ad apparire e sparire in un continuo vortice di salti, senza che io avessi modo di fermarla. Senza che potessi controllarle quell’infiammazione alle orecchie che il veterinario mi aveva raccomandato di non trascurare. Ero rincasata molto tardi quella sera, tornavo da Ferrara dove, invitata da un’amica, avevo trascorso alcuni giorni di ferie. Avevo affidato la gattina ai nuovi vicini. Come mai l’avevo trovata in casa? Mi aveva vista arrivare ed era riuscita ad intrufolarsi mentre aprivo il portone? Ero troppo stanca per pensare, cercai di rilassarmi con un bagno caldo. Più tardi, rannicchiata sul divano, accesi la tv e mi addormentai di colpo. L’indomani mattina, non vedendo la gattina gironzolare per casa, cominciai a chiamarla a gran voce. D’improvviso, il campanello. Qualche secondo dopo ero in preda ad un capogiro, mentre sulla soglia della porta, il mio vicino, imbarazzato e confuso, mi parlava della gattina, rinvenuta senza vita, 5 giorni fa, nel suo giardino…
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