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SAREBBE davvero pleonastico pretendere di ribadire la grandissima importanza che in ogni tempo l’acqua ha avuto ed inevitabilmente continua ad avere nella storia dell’uomo e del mondo. Non è dunque con un simile intento che qui se ne parla. Per avere l’esatta cognizione dell’assunto, basterebbe, infatti, semplicemente riportarsi con la mente al diluvio universale; od anche soffermarsi a ri-flettere sulla pressocché totale dipendenza dal prezioso liquido in parola di ogni forma di vita conosciuta. Ma, per come già prima evidenziato, non è assolutamente di questo che quì si pretende di discettare. Così come non interessa in questa circostanza dilungarsi sui tanti altri aspetti che, per quanto indubitabilmente interessanti, esulano, tuttavia, da una immediatezza e generalità d’interesse; quale, ad esempio, il dibattere se si debba attribuire, ad essa acqua, il significato simbolico del castigo piuttosto che quello meno drastico della purificazione e della rigenerazione; o, in estrema sintesi, quello della catarsi. Lo spunto trova, piuttosto, i suoi voluti limiti nel singolare quanto vincolante rapporto che, in ogni tempo sembra ineluttabilmente legare le sorti dell’amata nostra Patria al detto primitivo quanto essenziale elemento che tutta la contorna e la lambisce. Invero, nel caso che interessa, esso vistosamente travalica il comprensibile condizionamento conseguente ai numerosi ed inevitabili vincoli di posizionamento comuni a qual si voglia penisola, fino a determinarne addirittura i destini. Ed ecco allora che, se in un precedente e mai dimenticato periodo storico il destino dell’Italia era notoriamente sul mare, oggi, senza tema di possibili e fondate smentite, lo stesso sembra essere assolutamente in alto mare.

 
Pubblicato nell’edizione cartacea de Il Quotidiano della Calabria del 28 febbraio 2014
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