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«È UN settore particolare, frammentato, con buone pratiche o situazioni di grande difficoltà. Ma non c’è sistema». Capita di doverlo ripetere più e più volte, ai tavoli istituzionali, a quelli aziendali o magari in viaggio, con i lavoratori. Anna Russelli fa la sindacalista così, a zonzo, in lungo e in largo per la Basilicata, con base a Potenza, entusiasmo, piglio battagliero, consapevolezze di genere.
Ieri il congresso della Flc Cgil, di cui è stata segretario generale in Basilicata per quattro anni, l’ha riconfermata alla guida della sigla che ha in carico i lavoratori della comunicazione. Un settore vasto che tiene dentro operatori di servizi, la cultura, il cinema, l’editoria. 
«È un mondo che in Basilicata ancora non può essere considerato comparto vero e proprio, variegato, misto e con numeri che imbattono in logiche di mercato tarate sulle cifre larghe del consumo». 
Impossibile, spiega, organizzare lo scenario in un unico modello. Ma «ci sono idee e progetti da sostenere». La Film Commission, per esempio: «È importante lo sforzo che si sta compiendo per spostare risorse e impegno dalla promozione alla costruzione di un vero indotto legato alla produzione cinematografica». 
Se ne è discusso a lungo anche ieri, al congresso Flc Cgil celebrato al Giubileo di contrada Rifreddo di Pignola. 
La Basilicata deve sempre fare i conti con i numeri, il territorio, altre realtà. 
«Ecco, appunto, il territorio. In Italia la media del territorio non servito da connessione in ogni regione è del 4 per cento. In Basilicata la cifra sale al 10. Assenza di rete significa non poter fare ordini per le imprese, non poter accedere ai servizi per i cittadini, non poter arrivare alla cultura per gli studenti» . 
Negli ultimi tempi ha fatto notizia il fatto che sia andata deserta la gara per la banda ultralarga. Nonostante il contributo pubblico, gli operatori privati hanno trovato sconveniente portare l’infrastruttura in regione. La task force regionale nominata sull’Agenda digitale ha deciso di rimodulare i fondi messi a bando sui servizi e di puntare nel frattempo al completamento della copertura della regione con banda larga o sistemi alternativi, quali il satellitare, in casi di orografia particolarmente complessa. 
«Sarà importante capire come saranno reinvestiti i milioni di euro che erano stati messi a disposizione della banda ultralarga. Credo – dice Russelli – che non si dovrebbe rinunciare all’investimento tecnologico avanzato, a costo di aumentare la spesa del pubblico». 
Il punto, spiega ancora, è convincere gli operatori a restare o venire sul territorio. Ma serve anche «partire dal presupposto che il nostro territorio non cambierà certo: questi i numeri, questi le difficoltà. Allora non si può rinunciare a un servizio, non si può chiedere a un cittadini di perdere un diritto solo perché nato in una particolare regione. Se il privato non arriva, deve inserirsi il pubblico. È nella sua missione». 
Vale anche, per esempio, per un altro fronte delle comunicazioni di cui la Flc si occupa. 
Quante proteste per gli sportelli postali che chiudono? Quanto sdegno per Telecom che chiude uffici o non assume nuovo perdonale man mano che vanno avanti i pensionamenti? Che dire del segnale Rai che non arriva in ogni casa? «Anche se non è conveniente, lo Stato deve farsi carico del bisogno». 
Nella relazione lo ha ripetuto più volte: i servizi servono alle persone, non il contrario. 
Sono anche queste vertenze. Come quelle che tengono in apprensione i lavoratori delle aziende alle prese con la crisi, il mercato contratto e la ricerca di strategie di recupero. Una delle situazioni più delicate sul tavolo di Russelli e dei colleghi della Flc è il caso della cartiera di Avigliano, specializzata in carta a secco. «Proporremo di costruire un piano legato all’innovazione di prodotto. L’idea è quella di fare nell’area di Avigliano una filiera innovativa e specializzata. 
Preoccupati, nel frattempo, da un fronte nazionale, quello di Poste italiane. «La privatizzazione, anche solo in parte, ci fa paura – aggiunge – Se per esempio ad entrare nel capitale fossero le banche, attualmente concorrenti dell’azienda finanziata dal Tesoro, è prevedibile la scelta di indebolirne i servizi. Ma sono proprio quei servizi che servono a luoghi come i paesi lucani, alle cittadine sparpagliate sul territorio, distanti chilometri e ore di viabilità». 
Lo sa anche perché quelle strade le attraversa ogni giorno, senza orari e in un ruolo di responsabilità, che l’ha più volte vista protagonista rispetto alle questioni di genere. «È un problema generale del Paese, c’è un problema di presenza delle donne in ruoli dirigenziali, c’è un problema di pubblico e di welfare che non garantiscono alle donne di poter scegliere carriera, lavoro, anche solo piccole vocazioni». Da madre, in un ruolo tarato sul mondo maschile, se non altro per gli orari (tavoli di contrattazione possono durare fino a notte fonda, continui spostamenti, che mal si conciliano con la cura della famiglia affidata sempre alle donne), lo sperimenta spesso. 
«Eppure vedo un bel fermento, una forte consapevolezza». La proposta di legge regionale anti aborto (un sussidio di 250 euro per 18 mesi alle donne che scelgono di non abortire) ha costruito un fronte compatto di indignazione tra le donne lucane. «È un segnale da da coltivare. E secondo me, si può andare avanti». 
Sara Lorusso

«È UN settore particolare, frammentato, con buone pratiche o situazioni di grande difficoltà. Ma non c’è sistema». 

Capita di doverlo ripetere più e più volte, ai tavoli istituzionali, a quelli aziendali o magari in viaggio, con i lavoratori. Anna Russelli fa la sindacalista così, a zonzo, in lungo e in largo per la Basilicata, con base a Potenza, entusiasmo, piglio battagliero, consapevolezze di genere.Ieri il congresso della Flc Cgil, di cui è stata segretario generale in Basilicata per quattro anni, l’ha riconfermata alla guida della sigla che ha in carico i lavoratori della comunicazione. Un settore vasto che tiene dentro operatori di servizi, la cultura, il cinema, l’editoria. 

«È un mondo che in Basilicata ancora non può essere considerato comparto vero e proprio, variegato, misto e con numeri che imbattono in logiche di mercato tarate sulle cifre larghe del consumo». Impossibile, spiega, organizzare lo scenario in un unico modello. Ma «ci sono idee e progetti da sostenere». 

La Film Commission, per esempio: «È importante lo sforzo che si sta compiendo per spostare risorse e impegno dalla promozione alla costruzione di un vero indotto legato alla produzione cinematografica». Se ne è discusso a lungo anche ieri, al congresso Flc Cgil celebrato al Giubileo di contrada Rifreddo di Pignola. La Basilicata deve sempre fare i conti con i numeri, il territorio, altre realtà. 

«Ecco, appunto, il territorio. In Italia la media del territorio non servito da connessione in ogni regione è del 4 per cento. In Basilicata la cifra sale al 10. Assenza di rete significa non poter fare ordini per le imprese, non poter accedere ai servizi per i cittadini, non poter arrivare alla cultura per gli studenti» . 

Negli ultimi tempi ha fatto notizia il fatto che sia andata deserta la gara per la banda ultralarga. Nonostante il contributo pubblico, gli operatori privati hanno trovato sconveniente portare l’infrastruttura in regione. La task force regionale nominata sull’Agenda digitale ha deciso di rimodulare i fondi messi a bando sui servizi e di puntare nel frattempo al completamento della copertura della regione con banda larga o sistemi alternativi, quali il satellitare, in casi di orografia particolarmente complessa. 

«Sarà importante capire come saranno reinvestiti i milioni di euro che erano stati messi a disposizione della banda ultralarga. Credo – dice Russelli – che non si dovrebbe rinunciare all’investimento tecnologico avanzato, a costo di aumentare la spesa del pubblico».

 Il punto, spiega ancora, è convincere gli operatori a restare o venire sul territorio. Ma serve anche «partire dal presupposto che il nostro territorio non cambierà certo: questi i numeri, questi le difficoltà. Allora non si può rinunciare a un servizio, non si può chiedere a un cittadini di perdere un diritto solo perché nato in una particolare regione. Se il privato non arriva, deve inserirsi il pubblico. È nella sua missione». 

Vale anche, per esempio, per un altro fronte delle comunicazioni di cui la Flc si occupa. Quante proteste per gli sportelli postali che chiudono? Quanto sdegno per Telecom che chiude uffici o non assume nuovo perdonale man mano che vanno avanti i pensionamenti? Che dire del segnale Rai che non arriva in ogni casa? «Anche se non è conveniente, lo Stato deve farsi carico del bisogno». 

Nella relazione lo ha ripetuto più volte: i servizi servono alle persone, non il contrario. Sono anche queste vertenze. Come quelle che tengono in apprensione i lavoratori delle aziende alle prese con la crisi, il mercato contratto e la ricerca di strategie di recupero. Una delle situazioni più delicate sul tavolo di Russelli e dei colleghi della Flc è il caso della cartiera di Avigliano, specializzata in carta a secco. «Proporremo di costruire un piano legato all’innovazione di prodotto. L’idea è quella di fare nell’area di Avigliano una filiera innovativa e specializzata. Preoccupati, nel frattempo, da un fronte nazionale, quello di Poste italiane. 

«La privatizzazione, anche solo in parte, ci fa paura – aggiunge – Se per esempio ad entrare nel capitale fossero le banche, attualmente concorrenti dell’azienda finanziata dal Tesoro, è prevedibile la scelta di indebolirne i servizi. Ma sono proprio quei servizi che servono a luoghi come i paesi lucani, alle cittadine sparpagliate sul territorio, distanti chilometri e ore di viabilità».

 Lo sa anche perché quelle strade le attraversa ogni giorno, senza orari e in un ruolo di responsabilità, che l’ha più volte vista protagonista rispetto alle questioni di genere. «È un problema generale del Paese, c’è un problema di presenza delle donne in ruoli dirigenziali, c’è un problema di pubblico e di welfare che non garantiscono alle donne di poter scegliere carriera, lavoro, anche solo piccole vocazioni». 

Da madre, in un ruolo tarato sul mondo maschile, se non altro per gli orari (tavoli di contrattazione possono durare fino a notte fonda, continui spostamenti, che mal si conciliano con la cura della famiglia affidata sempre alle donne), lo sperimenta spesso. «Eppure vedo un bel fermento, una forte consapevolezza». La proposta di legge regionale anti aborto (un sussidio di 250 euro per 18 mesi alle donne che scelgono di non abortire) ha costruito un fronte compatto di indignazione tra le donne lucane. 

«È un segnale da da coltivare. E secondo me, si può andare avanti». 

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