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POTENZA – «Ritirate quella proposta di legge». E’ secca e chiara la posizione espressa dalla segreteria provinciale della Funzione pubblica della Cgil di Matera, sulla PdL proposta da Aurelio Pace e sottoscritta da altri nove consiglieri, sia di centrodestra che di centrosinistra, “Misure a sostegno a favore della maternità”. Che prevede un aiuto mensile di 250 euro per 18 mesi alle donne che, con la guida di un progetto preparato dai centri di aiuto alla vita, decidono di non abortire. Una proposta sulla quale, oltre al Consiglio regionale, si sta spaccando anche l’opinione pubblica.

Che suscitato molte polemiche e che tutt’ora continua a far discutere. Dalla Cgil di Matera arriva un ulteriore “no” alla Pdl, in linea con quanto il sindacato confederale aveva già sostenuto.

«Abbiamo letto con profondo stupore ed indignazione la proposta di legge regionale “Misure di sostegno sociale alla maternità e alla natalità” e la relazione che l’accompagna», scrivono in una nota congiunta i componenti della segreteria di Matera, Vito Maragno, Carmela La Padula e Giulia Adduce.

La sigla di categoria si associa alle osservazioni negative formulate dall’organizzazione.

Ma aggiunge: «E’ davvero mistificante collegare il calo demografico della nostra regione alla legge sulla IGV.

Come lo è pure definire l’aborto testualmente “come principale causa di morte” più del cancro, vista anche l’assenza di dati certi e completi dei tumori  per la colpevole mancata  istituzione del Registro Tumori regionale».

«La Funzione Pubblica Cgil – si legge ancora nel documento congiunto –  ritiene, da sempre, profondamente sbagliato affidare nelle mani del privato la centralità di ogni intervento in materia di sostegno sociale alla maternità: al contrario vanno potenziati i servizi territoriali, a partire dai Consultori, gli asili nido e gli strumenti di conciliazione vita-lavoro».

Quindi l’appello al presidente presidente Pittella e al capogruppo del PD in Consiglio: «Non si tratta di una questione di “steccati ideologici” o di promuovere una discussione seria e costruttiva con la comunità.

L’unica via per discutere davvero della “condizione femminile” delle donne lucane nella nostra regione, è ritirare questa vergognosa proposta di legge, senza se e senza ma. Difendendo il diritto inalienabile delle donne a decidere liberamente sulla propria maternità e sul proprio corpo.

L’idea di considerare le donne come incapaci di decidere, e per questo bisognose di un “aiuto economico” per poter decidere “giustamente”, è un ritorno al passato che francamente pensavamo fosse ormai dimenticato».

E intanto sui social network nasce l’hashtag #noicisiamo che raccoglie tutte le donne lucane che schierano contro una «legge oscena».

 

m.labanca@luedi.it

 

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